Testimonianza di''Silvia''......
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Testimonianza di''Silvia''......
Testimonianza di Silvia - Giugno 1997
All’epoca lavoravo come anestesista in un ospedale del Nord Italia.
Nel giugno del 1997 avevamo in cura un paziente, un ragazzo giovanissimo in condizioni critiche che necessitava di un importante e complesso intervento di trapianto, realizzabile esclusivamente presso una struttura straniera.
Dopo giorni trascorsi a tentare di stabilizzare clinicamente il giovane, venne contattata un’Unità Operativa francese, l’unica in grado all’epoca di effettuare questo genere di intervento.
Al ragazzo non rimaneva più di una settimana di vita senza tale operazione.
Venne candidato all’intervento ed inserito nella lista di coloro che attendono trapianto, come prassi, per ricevere gli organi di cui necessitava per continuare a vivere.
Un giorno i colleghi francesi avvisarono che era disponibile un donatore compatibile, e che l’intervento era da effettuare entro pochissime ore. L’esigenza a quel punto era di trasportarlo in sicurezza oltralpe. Questa operazione ha dei costi altissimi anche di tipo assicurativo, che in quella precisa occasione il nostro ospedale non aveva la possibilità di fronteggiare.
Lo sconforto si fece strada, ma era più forte la volontà di salvarlo.
Io e una mia collega contattammo, consce di poter perdere il lavoro, una testata nazionale con sede in città, per denunciare questo assurdo caso in cui la questione economica si scontrava col diritto alla vita. Ma non andò come pensavamo. Non uscì alcun articolo.
Nell’arco di un’ora ci contattò privatamente la giornalista, informandoci che si era reso disponibile un anonimo benefattore che avrebbe coperto le spese necessarie, ma che richiedeva il più stretto riserbo sulla propria identità. Dovemmo chiedere l’autorizzazione dei parenti affinché un estraneo si facesse carico dei costi mantenendo l’anonimato; la fornirono immediatamente.
Verso le 17.30 il centralino dell’ospedale ci avvisò che entro quindici minuti sarebbe atterrato un elicottero privato che trasportava la persona che si era resa disponibile, che ci stava raggiungendo per avere ulteriori informazioni mediche e amministrative in merito.
Io, il mio primario e un altro medico salimmo all’eliporto, in attesa.
Atterrò un elicottero bianco, di grosse dimensioni.
Ne vidi scendere due persone; la prima di corporatura massiccia. La seconda più esile, indossava un cappello.
Si avvicinarono. E compresi.
Uno dei due era Michael. Era vestito di scuro, con il suo solito cappello nero, i classici occhiali da sole una mascherina di seta sul volto.
Lo staff si presentò. Lui ci tese la mano, e ci salutò cordialmente ma deciso.
Lo invitammo nella sala conferenze, per illustrargli il caso medico. Il primario mi chiese di condurre la conversazione in quanto ero il medico che se ne stava occupando più da vicino. Cercai di essere esauriente ma concisa, per non annoiarlo con questioni prettamente tecniche ma tentando di fargli comprendere la reale gravità del caso.
Michael si tolse cappello e occhiali, mantenne la maschera sul viso. Ci guardò negli occhi per tutta la durata della conversazione.
In quel momento non era una star mondiale. Era un uomo che voleva comprendere come aiutare un’altra persona.
Ascoltò con attenzione, non mi lasciò nemmeno concludere.
Mi chiese se il ragazzo avrebbe avuto alternative all’intervento.
Gli risposi che questa era l’unica chance, e che non era nemmeno certo che sarebbe sopravvissuto al trapianto di per sé estremamente difficoltoso.
Mi chiese qual’era la difficoltà oggettiva che impediva l’operazione, lo informai che la nostra struttura non poteva sostenere la spesa occorrente al trasferimento presso l’Ospedale dove si sarebbe svolto il trapianto.
Mi interruppe nuovamente dicendo: “va bene, ho capito, un attimo”.
Prese il suo telefono e fece qualche chiamata.
Ci chiese qual’era la cifra necessaria, e su quale conto avrebbe dovuto accreditarla.
In breve ci disse che l’accredito era stato effettuato, aggiungendo che in pochi minuti ci avrebbe contattato l’equipe di trasporto internazionale, per effettuare il trasferimento.E' proprio un bel racconto....Michael era una persona così buona e così generosa da far commuovere!!! Letto questo messaggio da un sito internet sono rimasta senza parole per la grande anima buona di questo GRANDE uomo!!!
All’epoca lavoravo come anestesista in un ospedale del Nord Italia.
Nel giugno del 1997 avevamo in cura un paziente, un ragazzo giovanissimo in condizioni critiche che necessitava di un importante e complesso intervento di trapianto, realizzabile esclusivamente presso una struttura straniera.
Dopo giorni trascorsi a tentare di stabilizzare clinicamente il giovane, venne contattata un’Unità Operativa francese, l’unica in grado all’epoca di effettuare questo genere di intervento.
Al ragazzo non rimaneva più di una settimana di vita senza tale operazione.
Venne candidato all’intervento ed inserito nella lista di coloro che attendono trapianto, come prassi, per ricevere gli organi di cui necessitava per continuare a vivere.
Un giorno i colleghi francesi avvisarono che era disponibile un donatore compatibile, e che l’intervento era da effettuare entro pochissime ore. L’esigenza a quel punto era di trasportarlo in sicurezza oltralpe. Questa operazione ha dei costi altissimi anche di tipo assicurativo, che in quella precisa occasione il nostro ospedale non aveva la possibilità di fronteggiare.
Lo sconforto si fece strada, ma era più forte la volontà di salvarlo.
Io e una mia collega contattammo, consce di poter perdere il lavoro, una testata nazionale con sede in città, per denunciare questo assurdo caso in cui la questione economica si scontrava col diritto alla vita. Ma non andò come pensavamo. Non uscì alcun articolo.
Nell’arco di un’ora ci contattò privatamente la giornalista, informandoci che si era reso disponibile un anonimo benefattore che avrebbe coperto le spese necessarie, ma che richiedeva il più stretto riserbo sulla propria identità. Dovemmo chiedere l’autorizzazione dei parenti affinché un estraneo si facesse carico dei costi mantenendo l’anonimato; la fornirono immediatamente.
Verso le 17.30 il centralino dell’ospedale ci avvisò che entro quindici minuti sarebbe atterrato un elicottero privato che trasportava la persona che si era resa disponibile, che ci stava raggiungendo per avere ulteriori informazioni mediche e amministrative in merito.
Io, il mio primario e un altro medico salimmo all’eliporto, in attesa.
Atterrò un elicottero bianco, di grosse dimensioni.
Ne vidi scendere due persone; la prima di corporatura massiccia. La seconda più esile, indossava un cappello.
Si avvicinarono. E compresi.
Uno dei due era Michael. Era vestito di scuro, con il suo solito cappello nero, i classici occhiali da sole una mascherina di seta sul volto.
Lo staff si presentò. Lui ci tese la mano, e ci salutò cordialmente ma deciso.
Lo invitammo nella sala conferenze, per illustrargli il caso medico. Il primario mi chiese di condurre la conversazione in quanto ero il medico che se ne stava occupando più da vicino. Cercai di essere esauriente ma concisa, per non annoiarlo con questioni prettamente tecniche ma tentando di fargli comprendere la reale gravità del caso.
Michael si tolse cappello e occhiali, mantenne la maschera sul viso. Ci guardò negli occhi per tutta la durata della conversazione.
In quel momento non era una star mondiale. Era un uomo che voleva comprendere come aiutare un’altra persona.
Ascoltò con attenzione, non mi lasciò nemmeno concludere.
Mi chiese se il ragazzo avrebbe avuto alternative all’intervento.
Gli risposi che questa era l’unica chance, e che non era nemmeno certo che sarebbe sopravvissuto al trapianto di per sé estremamente difficoltoso.
Mi chiese qual’era la difficoltà oggettiva che impediva l’operazione, lo informai che la nostra struttura non poteva sostenere la spesa occorrente al trasferimento presso l’Ospedale dove si sarebbe svolto il trapianto.
Mi interruppe nuovamente dicendo: “va bene, ho capito, un attimo”.
Prese il suo telefono e fece qualche chiamata.
Ci chiese qual’era la cifra necessaria, e su quale conto avrebbe dovuto accreditarla.
In breve ci disse che l’accredito era stato effettuato, aggiungendo che in pochi minuti ci avrebbe contattato l’equipe di trasporto internazionale, per effettuare il trasferimento.E' proprio un bel racconto....Michael era una persona così buona e così generosa da far commuovere!!! Letto questo messaggio da un sito internet sono rimasta senza parole per la grande anima buona di questo GRANDE uomo!!!
ste96- DANGEROUS
- Numero di messaggi : 403
Età : 28
Località : salerno...Nei sogni con Michael a Neverland!
Data d'iscrizione : 30.04.10
Re: Testimonianza di''Silvia''......
Mio Dio tutte le star dovrebbero fare come lui, non si sente spesso tanta carità cristiana.
silvia80- INVINCIBLE
- Numero di messaggi : 825
Data d'iscrizione : 24.05.10
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