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Conversazione fra Joe Vogel, Charles Thomson, Willa Stillwater e Joie Collins

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Messaggio Da lorejacksina Ven Mar 23, 2012 2:00 am

Conversazione fra Joe Vogel, Charles Thomson, Willa Stillwater e Joie Collins


Joie: Un paio di settimane fa il nostro amico Joe Vogel ha fatto una domanda interessante a me, Willa e al giornalista, Charles Thomson. Charles, ovviamente, è l'autore del bellissimo articolo "Uno degli episodi più vergognosi nella storia del giornalismo", tra gli altri. Quindi la domanda di Joe ha scatenato una discussione molto vivace tra noi quattro e potete leggere questa conversazione qui sotto.


Joe: Pensate che il fatto che MJ non era un musicista tecnicamente addestrato e non sapeva leggere/scrivere la musica lo sminuisca come compositore? E come rispondereste ai critici che fanno questa affermazione?

Joie: Hmm. Joe, questa è veramente una buona domanda. E mi ha fatto pensare a tutti i grandi talenti che solitamente giudichiamo autori prolifici nella nostra società. E così ho iniziato a fare una piccola ricerca su questo argomento e sono rimasta davvero sorpresa di apprendere che molti di coloro a cui attribuiamo questa qualifica non hanno mai imparato a leggere e scrivere la musica. Nomi come Bob Dylan e Paul McCartney. In realtà, nessuno dei Beatles sapeva leggere la musica, nemmeno il grande John Lennon. E Paul ha detto in un'intervista una volta che fintanto che lui e John sapevano quali accordi stavano suonando e ricordavano la melodia, non hanno mai avuto bisogno di scriverli o di leggerli.
Nessuno dei fratelli Gibb, che credo abbiano scritto alcune delle più belle musiche di sempre, sapeva leggere o scrivere la musica. Quindi no, non penso che il fatto che Michael non fosse in grado di leggere/scrivere la musica sminuisca il suo talento come autore in alcun modo, e se questo è l'argomento che la critica sta utilizzando per negargli un posto in quella lista con gli altri "grandi", allora direi che la loro tesi chiaramente non regge.

Willa: E vorrei aggiungere che io non capisco questa critica, e forse questo riflette solo la mia stessa mancanza di conoscenza su come funziona davvero il comporre musica. Ma mi sembra che la parte importante del processo creativo sia avere le idee, e una visione su come esprimere quelle idee ad un pubblico in modo che sentano davvero quello che stai cercando di dire. Scrivere le note sulla carta è solo un modo di catturare le tue idee musicali in modo da poterle ricordare in seguito, o condividerle con altri musicisti, e Michael Jackson era in grado di fare questo in altri modi. Poteva registrare le sue idee in un registratore, o poteva cantarle dal vivo. C'è una citazione meravigliosa di questo nel tuo libro, Joe, che mi ha affascinato:

"Una mattina [Michael] entrò con una nuova canzone che aveva scritto durante la notte", ricorda l'assistente del suono Rob Hoffman. "Abbiamo chiamato un chitarrista, e Michael ha cantato ogni nota di ogni accordo con lui. 'Ecco il primo accordo, la prima nota, la seconda nota, la terza nota. Ecco il secondo accordo, la prima nota, la seconda nota, la terza nota,' etc . Abbiamo poi assistito alla sua prestazione vocale più sincera e profonda, dal vivo nella sala di controllo attraverso un SM57 (un tipo di microfono, ndt). Ci cantava un intero arrangiamento per la chitarra, ogni sua parte. Steve Porcaro una volta mi ha detto che ha visto [Jackson] farlo con la sezione degli archi nella stanza, aveva tutto nella sua testa, l'armonia e ogni cosa. Cantava davvero tutto l'arrangiamento in un registratore a microcassette, completo di pause e passaggi musicali".

Mi piace questo! Per me, avere questa visione nella tua testa è l'essenza del compositore. Dire che Michael Jackson non è mai stato un autore di canzoni, perché non sapeva come scrivere le note su carta è come dire che Jane Austen non è mai stata un romanziere perché lei non sapeva scrivere a macchina. Questo è tutto quel tipo di contabilità complicata delle cose, mi sembra. Avere le idee ed essere in grado di esprimerle con passione ed in modo evocativo ad un pubblico è ciò che è importante.

Charles: L'idolo di Michael era James Brown, che notoriamente non sapeva leggere né scrivere musica. Probabilmente non è un caso che Michael abbia adottato il metodo di Brown, dunque, circondandosi di collaboratori di talento che potevano far vivere la sua visione basata su beatboxing, scat, canticchiare, cantare e così via, ma anche portare il proprio contributo sul tavolo.
Michael senza dubbio soffriva di una mancanza di autonomia come artista per la sua incapacità di leggere o scrivere musica. Non è una critica, ma è vero per chiunque nella stessa posizione. Rischierò un linciaggio tirando fuori Prince per un confronto. Prince non solo può scrivere un'intera composizione in termini musicali, ma poi andare in studio e suonare ogni strumento esattamente come lo vuole, poi mettere tutto insieme. E' innegabile quindi che Prince, per esempio, abbia avuto una maggiore autonomia e indipendenza come artista.

Joie: Beh, non ti preoccupare, Charles, sei al sicuro qui dato che io in realtà mi considero una fan casuale di Prince. Lui è un musicista incredibile e molto degno di riconoscimento. E sono d'accordo con la tua affermazione secondo cui egli godeva sicuramente di maggiore autonomia e libertà rispetto a Michael.

Willa: Ma perché Prince sa leggere e scrivere la musica, o perché sa suonare degli strumenti? Dopo tutto, quando si scrive una partitura di musica, lascia ancora molto spazio all'interpretazione. Qualcuno che sa scrivere la musica, ma non suona degli strumenti avrebbe comunque bisogno di contare su una stanza piena di collaboratori, ma questa mi sembra un'altra questione.

Joie: Questo è un ottimo spunto, Willa. L'autonomia di Prince probabilmente ha avuto molto più a che fare con il fatto che sa suonare molti strumenti musicali e meno con il fatto che sa leggere e scrivere musica. Se non avesse avuto la capacità di suonare tutti quegli strumenti, le cose sicuramente sarebbero state diverse.

Charles: Ma se avessimo messo Michael in una stanza per conto suo, non avrebbe potuto creare la maggior parte dei suoi brani e renderli come sono negli album finiti. Prendete "Billie Jean". Tutti gli elementi chiave della canzone sono nella suo demo originale, ma la sua squadra di collaboratori lo ha aiutato a perfezionare e rafforzare la composizione. Bruce Swedien, per esempio, ha avuto l'idea di usare una custodia speciale per ottenere quel suono iconico sulla batteria.
Niente di tutto questo cerca di sminuire la capacità di Michael come autore. Basta guardare il suo catalogo di classici scritti da lui. La maggior parte degli artisti pop non ha nemmeno un quarto delle hit che Michael ha avuto, tanto meno con composizioni scritte da lui.

Joie: Questo è verissimo, Charles. In effetti, 17 dei suoi 28 singoli da top ten come solista sono stati scritti da lui. E 9 dei suoi 13 successi come solista che sono andati al numero uno delle classifiche sono stati scritti da lui. E' molto impressionante, e come hai detto tu, è in qualche modo unico tra gli artisti pop.
Ma io voglio tornare per un secondo a quello che hai appena detto, di mettere Michael in una stanza da solo. Recentemente stavo ascoltando la versione demo di "Don't Stop 'Til You Get Enough" per un altro post a cui Willa ed io stavamo lavorando. Questa demo è stata fatta solo da Michael con i suoi fratelli, Randy e Janet. E sono rimasto davvero colpita da come questa demo sia simile alla versione finale che è finita nell'album completato. Quella canzone era praticamente finita prima che la presentasse a Quincy Jones e che i suoi collaboratori la "raffinassero". Così, anche se probabilmente hai ragione dicendo che non avrebbe potuto creare maggior parte dei suoi brani nel modo in cui si sentono negli album finiti, tendo a credere che ci sarebbe andato dannatamente vicino.

Charles: La demo di "Don't Stop Til You Get Enough" è molto impressionante, ma, come dici tu, non è in studio da solo. Aveva strumentisti che gli davano una mano, e anche se gli elementi chiave della composizione sono presenti, non ci sarebbero stati se non avesse avuto quegli strumentisti con lui, e la composizione complessiva non ha lo smalto o la brillantezza che lui è riuscito ad ottenere lavorando con i suoi collaboratori altamente qualificati.
Tornando all'eroe di Michael, James Brown: è diventato di moda per un periodo spogliare James Brown di ogni merito per le sue composizioni. I critici affermavano che lui 'andava a rimorchio' dei suoi collaboratori e che senza la loro esperienza non avrebbe mai potuto produrre la musica che ha fatto. Ma ho passato un sacco di tempo nel corso degli anni ad intervistare i collaboratori di Mr. Brown, di tutte le diverse fasi della sua carriera. Non ne ho mai trovato uno che non credesse che James Brown era un genio o che credesse che anche solo una piccola parte della sua musica sarebbe esistita senza di lui.
Quando ho intervistato Pee Wee Ellis, mi ha detto:
"Era un collaboratore determinato, uno con una forte influenza, un leader. Aveva una visione che non vedremo più in questa vita. Era l'uomo più funky del mondo. Aveva più ritmo nel suo dito mignolo di quello che la maggior parte di noi ha nel corpo. Solo roba naturale, capisci. E il modo in cui capeggiava la band, semmai era la band che andava a rimorchio di lui. Ma la band forniva una piattaforma perché lui fosse in grado di farlo".
Io vedo Michael in modo simile. Nessuno di questi succesi che definiscono il suo genere che ha scritto sarebbe potuto esistere senza la sua visione, ma nessuno di loro esisterebbe nel modo in cui li conosciamo se non avesse avuto il giusto team di persone intorno a lui che rendessero la sua visione una realtà. La sua incapacità di leggere o scrivere la musica non lo intralciava, finché aveva persone intorno a lui per interpretare e portare queste idee in vita.

Joe: Questa è un'osservazione molto valida, Charles, e qualcosa che cerco di far emergere in "Man in the Music". Noi abbiamo questa idea radicata nella nostra cultura che fare qualcosa in isolamento è più ammirevole che farlo in modo collaborativo (il mito del "genio solitario"). Così i critici sono meravigliati da un artista come Prince, che può sostanzialmente fare un brano dal concepimento fino al completamento senza collaboratori. Non che questo non sia impressionante (lo è), ma vorrei confrontare il fare un album con il dirigere un film: è un regista migliore chi può svolgere ogni singolo ruolo della sua creazione (la sceneggiatura, le riprese, i costumi, l'illuminazione, la recitazione, etc .)? Oppure ciò che rende grande un regista è la capacità di mettere insieme un team creativo e guidare un progetto con la loro visione complessiva e la loro passione?

Willa: Questa credo sia un'analogia eccellente, Joe, e sposta la definizione di "compositore" su qualcosa di molto più vicino al processo di Michael Jackson. Lui non è venuto fuori dalla tradizione Tin Pan Alley di creare spartiti che venivano poi venduti ad un cantante o a un musicista. Ecco come ha iniziato Neil Diamond, per esempio - scrivendo canzoni per una casa editrice - e storicamente un sacco di grandi cantanti/autori provengono da quella tradizione. Michael Jackson veniva da un background molto diverso, e il suo approccio era molto più olistico. Lui non si limitava a scrivere canzoni e poi farle produrre a qualcun altro. Quando creava una canzone aveva una visione di come voleva fosse il pezzo finale, e quindi guidava l'intero processo produttivo per realizzare quel progetto, proprio come avrebbe fatto un regista. Quindi penso che l'analogia funzioni davvero bene.

Joe: Sono contento che hai tirato fuori James Brown, Charles, perché so che hai fatto un sacco di lavoro su di lui e ci sono sicuramente un sacco di analogie. Ho trovato lo stesso sentimento che hai trovato con i collaboratori di Brown parlando con i collaboratori di MJ. Loro non percepivano che la sua dipendenza da musicisti, produttori e ingegneri lo sminuisse come artista. Tutti parlavano di come era coinvolto in ogni fase del processo creativo, ma anche di come dava loro spazio e libertà; loro parlavano di chimica creativa e di come spesso entrasse in ballo la magia nell'atto di collaborare. Quindi hai assolutamente ragione che possa aver perso qualcosa in autonomia, ma ha anche guadagnato qualcosa in una inaspettata ispirazione sinergica. Credo che Michael abbia preso qualcosa di questo da Quincy Jones perché Jones (che è arrivato con un background nel jazz e nelle colonne sonore) era brillante nel mettere insieme squadre dinamiche e nell'indurle a lavorare bene insieme.
Ora, continuando sul discorso lettura/scrittura della musica volevo sapere le vostre opinioni su una cosa. Perché pensate che Michael spesso diceva alle persone che imparare a leggere/scrivere la musica poteva rovinare la sua creatività?

Joie: Beh, io non ne so molto di composizione, ma immagino che se uno fosse costantemente preoccupato se qualcosa funzioni o meno "tecnicamente", questro potrebbe tipo succhiarne via la creatività. E non solo questo, ma probabilmente anche la gioia e il cuore. Saresti così preoccupato di ottenere la cosa tecnicamente giusta che ci sarebbe il pericolo di perdere quel flusso creativo - quella magia. E tutti sappiamo cos'era per Michael la magia. Quindi penso che il suo commento riguardo il fatto che temeva che avrebbe rovinato la sua creatività era fondato. E penso di aver letto da qualche parte che Paul McCartney una volta ha espresso una simile preoccupazione perciò è possibile che i due ne abbiano parlato.

Willa: Questa è una domanda davvero interessante, Joe. Posso dire che sei un buon insegnante! Per essere onesti, la paura che imparare a scrivere musica diminuisca la tua creatività non ha molto senso per me. Dopo tutto non sembra avere ostacolato così tanto Mozart o Beethoven o Bach. La notazione musicale è semplicemente un modo per i musicisti di comunicare tra di loro, e che tu esprima le tue idee musicali cantandole in un registratore o scrivendo note sulla carta non dovrebbe fare molta differenza.
Ma sono d'accordo con Joie. Se dovessi indovinare, direi che la paura aveva qualcosa a che fare con il calcolo delle battute per segmento e ottenere la giusta armatura di chiave facendo attenzione che "funzionasse tecnicamente" come hai detto tu, Joie. So che quando parlava di danza diceva che qualche volta osservava i ballerini che si esibivano e poteva vederli contare mentalmente i passi. E diceva che semplicemente non funziona, devi fare pratica fino a quando i passi non si radicano in te, così quando ti esibisci la tua attenzione è sul sentire la musica ed esprimere le idee e le emozioni della musica attraverso il tuo corpo e non sui dettagli tecnici di "uno, due, tre, slide".
E immagino che sentisse la stessa cosa riguardo l'imparare a scrivere spartiti. Ci vogliono anni per diventare abbastanza bravi, quando diventa una seconda natura e puoi farlo senza contare mentalmente i passi, per così dire. Nel frattempo sarebbe solo d'intralcio alla percezione della musica, e perché preoccuparsi di questo quando aveva già metodi molto efficaci per comunicare le sue idee agli altri musicisti?

Charles: E' una considerazione interessante se le conoscenze tecniche ostacolino la creatività, e la persona che viene subito in mente, ancora una volta, è James Brown. La mancanza di molta competenza tecnica, a mio parere, ha aiutato Mr. Brown. Ha parlato più volte di come la sua musica riguardasse la percezione.
Molte delle più grandi registrazioni di James Brown contengono errori, ma non gli importava perché per lui era tutto energia. Molto spesso pubblicava la prima registrazione anche se conteneva errori. "La prima registrazione è Dio", diceva. "La seconda è l'uomo".

Willa: Che grande citazione! Anche se evidenzia una differenza tra Michael Jackson e James Brown. Michael Jackson non esitava a fare 50 registrazioni, se era quello che serviva per ottenere il suono che voleva.

Charles: Nel documentario Soul Survivor molti dei collaboratori di Mr. Brown hanno detto che a livello tecnico, molta della sua musica è 'sbagliata':
"Non puoi contarla, non puoi scriverla perché viola tutte le regole musicali... le cose semplici come 1, 2, 3, 4 - se non funzionavano con quello che stava facendo, lui faceva 1, 2, 3 e mezzo".
Mr. Brown, quando gli veniva detto che la sua musica era 'sbagliata', rispondeva: "Ma suona bene. Dio ti ha dato quelle orecchie. Hai intenzione di discutere con le orecchie di Dio?"
Fred Wesley, uno degli arrangiatori di Mr. Brown, ha parlato in passato di come si sentiva imbarazzato quando i fan gli dicevano quanto amassero il brano "Pass The Peas". Wesley sentiva che la traccia, a livello tecnico, era spazzatura. Ma quella canzone è ancora oggi amata in tutto il mondo. Prince la suona regolarmente ai suoi concerti. E' spesso la più acclamata dalla folla in qualsiasi concerto di Maceo Parker, Fred Wesley, o Pee Wee Ellis. Wesley può non averla trovata tecnicamente spettacolare, ma ha toccato le persone. E' entrata dentro di loro, le ha fatte sorridere, le ha fatte muovere.
Se James Brown avesse cantato in base alle regole tecniche, potremmo non aver mai incontrato la musica funk. Senza funk, potremmo non aver mai sentito la disco o l'hip-hop. James Brown ha infranto le regole e cambiato il mondo. Venti anni dopo, quando Michael Jackson ha speso tutti quei soldi nel video Thriller, tutti pensavano che il suo cervello fosse andato in pappa. Anche lui ha infranto le regole e cambiato il mondo.
Forse Michael vedeva le regole di scrittura della musica opprimenti. Se lui non sapeva quali fossero le barriere, non poteva esserne limitato.

Joie: Mi piace il tuo modo di esporre questa cosa, Charles! "Se lui non sapeva quali fossero le barriere, non poteva esserne limitato". Questo è un modo molto profondo per dirlo.

Willa: Sono d'accordo.

Joie: E hai così ragione su James Brown. Senza di lui la musica funk potrebbe non essere mai esistita e quindi l'intero paesaggio della scena musicale potrebbe sembrare molto diverso oggi.

Willa: Ragazzi, mi sento come se stessi avendo un importante illuminazione. Questo è così affascinante per me. E Charles, penso che sto iniziando a capire ciò che stai dicendo. Non stai parlando soltanto di buttare le note in una pagina. Stai parlando di essere formati sulle "regole" della tradizione occidentale della composizione e di interiorizzare queste regole - e James Brown ha infranto il ritmo e le regole di questa tradizione.
Stavo parlando con una professoressa di musica molto tempo fa - forse 15 anni fa - che amava comporre canzoni a una tastiera che era collegata al suo computer. Lei mi ha mostrato questo software che aveva, dove poteva riprodurre un brano, e il software prendeva quello che aveva riprodotto e generava automaticamente la sua partitura. Era davvero forte. Potreste pensare che ci volesse un sacco di messa a punto e pulizia per farlo bene, ma in realtà non era così. Era abbastanza corretto. Ha detto che c'è qualcosa di soddisfacente a scrivere delle note su un pentagramma, ma può diventare noioso dopo un po', e questo software le generava gli spartiti con la stessa facilità con cui lei suonava. Poteva concentrarsi solo sulla musica, e la partitura sarebbe stata magicamente lì quando finiva.
Ho pensato a lei durante tutta questa conversazione e pensavo che questo non è un grosso problema. Se stai lavorando con musicisti che possono suonare ad orecchio non hai bisogno di spartiti. Se stai lavorando con un violoncellista di formazione classica, per esempio, o qualcuno che vuole veramente gli spartiti, basta comprare un software o assumere uno studente laureato per annotare le note. In entrambi i casi, non è un grosso problema.
Ma, naturalmente quella professoressa di musica era ompletamente immersa nella tradizione occidentale della composizione, quindi tutto quello che componeva consciamente o inconsciamente, rientra nelle convenzioni di quella tradizione. Il computer non ha avuto problemi a riconoscere la struttura della sua musica e a porre le note e le pause in un pentagramma esattamente dove devono andare, perché tutto quello che suonava si inseriva all'interno delle regole di ciò che ci si aspettava che suonasse.
Ma che cosa fa il computer quando arriva James Brown che lancia una distorsione temporale nel bel mezzo di un segmento? Ora ho questa immagine mentale davvero divertente di un computer che elabora ed elabora, cercando di cavare le gambe da una canzone di James Brown.

Joie: Willa, sei divertente. Giuro, mi fai scompisciare a volte! Ma hai ragione, dipinge un quadro mentale divertente - questo computer che ha un esaurimento nervoso cercando di tenere il passo con i grugniti e i vocalizzi non-verbali di James Brown. Questo è spassoso!

Willa: E' divertente, Joie! E' come il computer di James Brown che imita James Brown - il lavoro da computer più difficile del laboratorio musicale. Tutti gli altri computer stanno tranquillamente lavorando con Mendelssohn e Brahms, e il computer di James Brown si contorce e scoppietta. E puoi immaginare che cosa farebbe se stesse elaborando una canzone in 4/4 e improvvisamente trovasse un segmento con 3 battute e mezzo? I suoi piccoli circuiti salterebbero.

Joe: Voglio solo aggiungere a questa discussione che parte dello sminuire Michael Jackson come artista, a mio parere, ha a che fare con questa comprensione eurocentrica e bianca della musica e l'ignoranza (o sottostima) dell'estetica afro-americana. Parte di questo ha a che fare con ciò di cui stiamo parlando: il discostarsi dalle forme e tecniche stabilite. Ciò che James Brown ha fatto non è diverso da ciò che i musicisti "swing" e gli improvvisatori jazz hanno iniettato nelle melodie tradizionali. Queste erano deviazioni dalla tradizione radicata che le persone riconoscono legittima dopo molto tempo. Per tanto tempo è stata considerato una forma molto bassa di intrattenimento. Questa è spesso la reazione all'innovazione artistica.

Willa: Assolutamente. Osserviamo questo molte volte. Quando si è sviluppato il romanzo era considerato "arte leggera" e il dramma serio, la poesia, e i saggi erano "arte seria". Poi, quando sono stati introdotti i film, venivano considerati "arte leggera" e i romanzi seri erano "arte seria". Oggi i video musicali sono considerati "arte leggera" e i lungometraggi seri sono "arte seria", anche se i video di Michael Jackson chiaramente sfidano questo giudizio.
Tu parli di questo pregiudizio contro le nuove forme d'arte nel tuo articolo sull'Atlantic, Joe - in particolare i nuovi generi musicali negli Stati Uniti - e mostri che non c'è solo un pregiudizio contro le nuove forme, ma anche alcuni profondi pregiudizi razziali.

Storicamente questo accantonare gli artisti neri (e gli stili neri) come in qualche modo privi di sostanza, profondità e importanza è vecchio quanto l'America. ... Era una critica comune degli spirituals (in relazione agli inni tradizionali), del jazz negli anni '20 e '30, del R & B negli anni '50 e '60, del funk e disco negli anni '70, e dell'hip-hop negli anni '80 e '90 (e ancora oggi). I guardiani culturali non solo non riconoscevano inizialmente la legittimità di questi nuovi stili e forme musicali, ma avevano anche la tendenza a trascurare o ridurre le conquiste degli uomini e donne afro-americani che hanno aperto loro la strada. Il Re del Jazz, per i critici bianchi, non era Louis Armstrong, era Paul Whiteman, il Re dello Swing non era Duke Ellington, era Benny Goodman, i Re del Rock non erano Chuck Berry o Little Richard, era Elvis Presley.

E come mostri così chiaramente nel tuo articolo, questo modello si estende chiaramente anche a Michael Jackson. Era così innovativo su tanti fronti, e dovette combattere questo duplice pregiudizio contro gli innovatori neri durante tutta la sua carriera adulta.

Joe: Quindi penso che questo informi su come Jackson sia stato ricevuto e sia stato incompreso. Lui fonde speso gli stili bianco e nero in modo affascinante (vedi "History" e "Will You Be There", per esempio). Ma è radicato nella tradizione afro-americana. Per questo motivo è un errore da parte dei critici giudicare la sua musica a confronto con artisti come Dylan o Springsteen o Bono o Costello (tutti cari ai critici), perché Jackson non è quel tipo di artista. Sarebbe come aspettarsi che Langston Hughes scriva poesie come Robert Frost. Non è che i testi di Jackson non siano poetici, è che egli comunica in modo diverso.
Parte della sua grandezza è nel commuovere al di là delle parole (come fanno gli spirituals, il blues e il jazz), sono le sue vocalizzazioni non verbali - le sue grida, le sue esclamazioni di gioia, i suoi sussulti, il suo scat, il suo beatbox, la sua capacità di diventare la musica. In realtà, anche quando utilizza il linguaggio spesso modifica e contorce le parole, o le offre con tale freschezza, sfumature e intensità che il tutto diventa più grande della somma delle sue parti. . Stevie Wonder ha detto che Jackson aveva una straordinaria capacità di "leggere" un testo. In altre parole, egli aveva la capacità di iniettare parole ordinarie in qualcosa di molto più profondo. La musica è in definitiva espressione e comunicazione, e per me, le sue canzoni (e performance) trasmettono una gamma emotiva di gran lunga superiore rispetto alla maggior parte degli artisti.

Joie: Sono d'accordo con te, Joe. Michael è emozione e intensità. E' sempre lì appena sotto la superficie in ogni video e performance dal vivo, in ogni traccia di ogni album. Non sembra di avere quel tipo di emozione pura con la maggior parte degli altri artisti.

Joe: Un'altra cosa che rende Jackson grande come autore è che ha avuto l'incredibile capacità di comunicare attraverso ogni barriera che normalmente divide le persone (razza, genere, sesso, lingua, cultura, classe). Fondeva sempre Rock e R&B, hip hop e pop, gospel e classica. Era allo stesso tempo accessibile e stimolante, semplice ma multistrato. Ha portato Beethoven alle masse, e la musica di strada nei quartieri residenziali.

Joie: Penso che sia un pensiero bellissimo con cui finire, Joe. E io e Willa vogliamo ringraziarvi entrambi per esservi uniti a noi in questa conversazione!


dancingwiththeelephant.wordpress.com/2012/02/15/roundtable-what-makes-a-son...


- Traduzione a cura di 4everMJJ per MJFanSquare.
In caso di diffusione della traduzione si prega di riportare la fonte, grazie. [NdT]-
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Messaggio Da caterinawendy Lun Lug 09, 2012 3:14 pm

Questa intervista ha risposto perfettamente alle mie perplessità sulla conoscenza tecnica che Michael aveva della musica e su quanto questo potesse influenzare o sminuire la sua capacità di artista e autore. Tutto quello che io sentivo dentro di me, ma ero incapace di esprimere in termini adeguati, qui viene ampiamente e chiaramente spiegato anche con esempi illuminanti. Grazie lorejacksina.
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Messaggio Da lorejacksina Lun Lug 09, 2012 4:06 pm

Ciao Caterina,chiamami tranquillamente Lore e sono felice che ti sia interessato questo articolo,a volte credo che questi papiri non interessi a molti leggerli,ma a me piacciono molto e mi sembrano una ricchezzain più per conoscere Michael o per aprire le nostre menti a pensieri nuovi,così li metto volentieri.
ciao ce ne sono molti altri interessanti...leggi,leggi,leggi...
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Messaggio Da caterinawendy Lun Lug 09, 2012 9:16 pm

A me interessano moltissimo questi articoli, Lore, e ti prego di continuare a postarli. Ho letto con interesse anche quello sul parallelo fra Michael e Mozart, altro genio-bambino che è fra i miei autori preferiti di musica classica. Vorrei che finalmente si cominciasse a parlare di Michael Jackson dal punto di vista artistico, sia nelle interviste che nei libri su di lui. Questo di Vogel è il primo, penso, incentrato sul piano artistico. Devo ancora leggerlo, perchè non l'ho trovato qui dove abito; spero di trovarlo a Palermo. Forse questa è anche la strada maestra per far diminuire e magari,perchè no, cessare la brutta abitudine e il malcostume di parlare di lui soprattutto in termini di sciocche curiosità, pettegolezzi e soliti pregiudizi.
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