[ARTICOLI] Giudizi sul film "This is It"
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[ARTICOLI] Giudizi sul film "This is It"
non sono sicura che sia giusto postarlo qui, comunque vi riporto l'articolo di stamattina da www.ilgiornale.it:
"Se questo era Michael Jackson poco prima di morire (This is it era il titolo del brano che chiudeva e insieme titolava il suo ritorno concertistico sulle scene), l’unica cosa da fare è chiedergli scusa. Ricordate? «Non si reggeva più in piedi, era ormai pelle e ossa, si drogava, era calvo, aveva la dentiera»... E invece dalle immagini del film-documentario che racconta i tre mesi di prova per il primo dei cinquanta concerti previsti alla 02 Arena di Londra (Michael Jackson's This is it, regia di Kenny Ortega, da domani e per sole due settimane sugli schermi cinematografici di tutto il mondo, 600 solo in Italia) emerge un artista completo, musicalmente perfetto, di straordinaria presenza e padronanza scenica, in grado di intervenire su ogni aspetto dello show: dalle luci agli effetti speciali, dalla valorizzazione dei singoli partner alla scenografia d’insieme. Lo spettacolo che aveva in mente e di cui il documentario dà diligentemente conto, era qualcosa che avrebbe fatto impallidire qualsiasi concerto rock e/o pop fino ad allora realizzato, una via di mezzo fra un musical, un film di Spielberg, un’opera di danza moderna...
Come tutte le creature irreali, Jackson era a suo agio solo in un mondo fantastico, dove gli zombie risorgono, le immagini si sdoppiano, la finzione cinematografica si fa realtà. Un mondo che gli permetteva di entrare e uscire dai film con Rita Hayworth e Humphrey Bogart, dai fondali di cartapesta dello skyline di New York o dalle pellicole che ritraevano la foresta amazzonica...
Questo essere asessuato, né uomo né donna, e come senza età, condannato a un’eterna e artificiale giovinezza, alieno persino nella pigmentazione della pelle, un negro-bianco, un bianco-negro, un’altra cosa, funzionava perfettamente lì dove ogni regola è sospesa, ogni prodigio è naturale, ogni licenza artistica è permessa. Fuori da quel palcoscenico, la normalità della realtà doveva apparirgli così incomprensibile da atterrirlo. La quotidianità, ovvero la vita, deve essere stata per lui un lungo, insopportabile incubo.
Un altro aspetto che emerge in This is it, e che in qualche modo è correlato con quanto andiamo dicendo, è una professionalità mai capricciosa, ma umilmente orgogliosa. Si capisce come lavorare con lui potesse essere considerato un apice, un arricchimento e per molti versi un’educazione. Nessun divismo, nessuna compiacenza né impazienza. Essendosi costruito un mondo fuori dal mondo, Jackson vi regnava nel segno dell’armonia, un sovrano gentile che sussurrava i suoi grazie e non sopportava l’infelicità, che giocava con la musica con la serietà gioiosa tipica dei divertimenti infantili.
Per uno che aveva esordito nel campo della musica a undici anni, This i sit sarebbe dovuto essere il compendio, la celebrazione e la riaffermazione di un talento artistico che per i successivi quaranta era però andato di pari passo con un rovinoso quanto patetico alterarsi della personalità (la chirurgia plastica in eccesso, la paura delle malattie, l’ossessione per l’igiene, il sospetto e poi le accuse di pedofilia eccetera). Il tempo, che con lui da subito era stato prodigo, alla fine gli si è dimostrato avaro, ma può anche darsi che fosse questa la giusta misura delle cose, scomparire quando se ne attendeva la ricomparsa, ma lasciando il ricordo di che cosa sarebbe stata: una meravigliosa fiaba per adulti cantata e recitata da un principe bambino. "
"Se questo era Michael Jackson poco prima di morire (This is it era il titolo del brano che chiudeva e insieme titolava il suo ritorno concertistico sulle scene), l’unica cosa da fare è chiedergli scusa. Ricordate? «Non si reggeva più in piedi, era ormai pelle e ossa, si drogava, era calvo, aveva la dentiera»... E invece dalle immagini del film-documentario che racconta i tre mesi di prova per il primo dei cinquanta concerti previsti alla 02 Arena di Londra (Michael Jackson's This is it, regia di Kenny Ortega, da domani e per sole due settimane sugli schermi cinematografici di tutto il mondo, 600 solo in Italia) emerge un artista completo, musicalmente perfetto, di straordinaria presenza e padronanza scenica, in grado di intervenire su ogni aspetto dello show: dalle luci agli effetti speciali, dalla valorizzazione dei singoli partner alla scenografia d’insieme. Lo spettacolo che aveva in mente e di cui il documentario dà diligentemente conto, era qualcosa che avrebbe fatto impallidire qualsiasi concerto rock e/o pop fino ad allora realizzato, una via di mezzo fra un musical, un film di Spielberg, un’opera di danza moderna...
Come tutte le creature irreali, Jackson era a suo agio solo in un mondo fantastico, dove gli zombie risorgono, le immagini si sdoppiano, la finzione cinematografica si fa realtà. Un mondo che gli permetteva di entrare e uscire dai film con Rita Hayworth e Humphrey Bogart, dai fondali di cartapesta dello skyline di New York o dalle pellicole che ritraevano la foresta amazzonica...
Questo essere asessuato, né uomo né donna, e come senza età, condannato a un’eterna e artificiale giovinezza, alieno persino nella pigmentazione della pelle, un negro-bianco, un bianco-negro, un’altra cosa, funzionava perfettamente lì dove ogni regola è sospesa, ogni prodigio è naturale, ogni licenza artistica è permessa. Fuori da quel palcoscenico, la normalità della realtà doveva apparirgli così incomprensibile da atterrirlo. La quotidianità, ovvero la vita, deve essere stata per lui un lungo, insopportabile incubo.
Un altro aspetto che emerge in This is it, e che in qualche modo è correlato con quanto andiamo dicendo, è una professionalità mai capricciosa, ma umilmente orgogliosa. Si capisce come lavorare con lui potesse essere considerato un apice, un arricchimento e per molti versi un’educazione. Nessun divismo, nessuna compiacenza né impazienza. Essendosi costruito un mondo fuori dal mondo, Jackson vi regnava nel segno dell’armonia, un sovrano gentile che sussurrava i suoi grazie e non sopportava l’infelicità, che giocava con la musica con la serietà gioiosa tipica dei divertimenti infantili.
Per uno che aveva esordito nel campo della musica a undici anni, This i sit sarebbe dovuto essere il compendio, la celebrazione e la riaffermazione di un talento artistico che per i successivi quaranta era però andato di pari passo con un rovinoso quanto patetico alterarsi della personalità (la chirurgia plastica in eccesso, la paura delle malattie, l’ossessione per l’igiene, il sospetto e poi le accuse di pedofilia eccetera). Il tempo, che con lui da subito era stato prodigo, alla fine gli si è dimostrato avaro, ma può anche darsi che fosse questa la giusta misura delle cose, scomparire quando se ne attendeva la ricomparsa, ma lasciando il ricordo di che cosa sarebbe stata: una meravigliosa fiaba per adulti cantata e recitata da un principe bambino. "
will you be there- INVINCIBLE
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Re: [ARTICOLI] Giudizi sul film "This is It"
Grazie, d'ora in poi postate QUI tutte le critiche giornalistiche al film!
michela- INVINCIBLE
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Re: [ARTICOLI] Giudizi sul film "This is It"
grazie!!
allora avevamo ragione Michael era in ottima forma, poteva dimostrare al mondo ciò che aveva in mente purtroppo questo non è stato possibile :'( :'( è STATO UNA GRANDE nessuno mai sarà come lui...
alla faccia di tutti quelli che dicevano cose brutte su di lui che non era in forma era pelle ed ossa maaaa ke cavolate...
allora avevamo ragione Michael era in ottima forma, poteva dimostrare al mondo ciò che aveva in mente purtroppo questo non è stato possibile :'( :'( è STATO UNA GRANDE nessuno mai sarà come lui...
alla faccia di tutti quelli che dicevano cose brutte su di lui che non era in forma era pelle ed ossa maaaa ke cavolate...
ketty-MJ- INVINCIBLE
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Re: [ARTICOLI] Giudizi sul film "This is It"
Grazie mille
Applehead1993- Greatest Entertainer of All Time
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Re: [ARTICOLI] Giudizi sul film "This is It"
will you be there ha scritto:scomparire quando se ne attendeva la ricomparsa, ma lasciando il ricordo di che cosa sarebbe stata: una meravigliosa fiaba per adulti cantata e recitata da un principe bambino. "
RE,prego
Re: [ARTICOLI] Giudizi sul film "This is It"
Io ho visto il film ieri e lo rivedrò...non ci sono parole x descriverlo ...e-era magnifico, divertente, deciso ed era così affettuoso quando qualcuno sbagliava, ogni volta ripeteva :''E per questo che si fanno le prove, no? Dio vi benedica'' e poi rideva, aveva un sorriso così dolce. 'dio vi benedica' lo diceva a tutti continuamente. Non lo mai visto tanto in forma, ho pianto di gioia e di dolore dall'inizio alla fine, ridevo mentre mi scendevano le lacrime era capace di questo e altro.
Era un angelo. Il RE. sentirlo cantare era come essere in paradiso, diceva:''Ragazzi, smettetela di incitarmi devo risparmiarmi'. Risparmiarsi? doveva risparmiarsi? è bastata una sua nota a risvegliarmi dalla monotonia che mi affliggeva e lui diceva che si doveva risparmiare? non voglio immaginare di come sarebbe stato. Non devo. Non posso. Mentre provava tutti si fermavano a guardare quello che non era un musicista, cantautore o produttore, ma MUSICA.... non riesco a parlare, a scrivere, a ragionare... probabilmente questo messaggio non avrà alcun senso, perchè non riesco a pensare e da ieri sera che non mangio, mia madre è spaventata, sono accecata dalla sua luce. E non voglio tornare a vedere.
Era un angelo. Il RE. sentirlo cantare era come essere in paradiso, diceva:''Ragazzi, smettetela di incitarmi devo risparmiarmi'. Risparmiarsi? doveva risparmiarsi? è bastata una sua nota a risvegliarmi dalla monotonia che mi affliggeva e lui diceva che si doveva risparmiare? non voglio immaginare di come sarebbe stato. Non devo. Non posso. Mentre provava tutti si fermavano a guardare quello che non era un musicista, cantautore o produttore, ma MUSICA.... non riesco a parlare, a scrivere, a ragionare... probabilmente questo messaggio non avrà alcun senso, perchè non riesco a pensare e da ieri sera che non mangio, mia madre è spaventata, sono accecata dalla sua luce. E non voglio tornare a vedere.
Vlad.I.J.- INVINCIBLE
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Re: [ARTICOLI] Giudizi sul film "This is It"
l'articolo del "giornale" è davvero ben fatto
childhood- Moderatrice Globale
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Re: [ARTICOLI] Giudizi sul film "This is It"
ma come fanno a dire "Per uno che aveva esordito nel campo della musica a undici anni, This i sit sarebbe dovuto essere il compendio, la celebrazione e la riaffermazione di un talento artistico che per i successivi quaranta era però andato di pari passo con un rovinoso quanto patetico alterarsi della personalità (la chirurgia plastica in eccesso, la paura delle malattie, l’ossessione per l’igiene, il sospetto e poi le accuse di pedofilia eccetera)." lui è stato sempre lo stesso e x sempre rimarà così!!!!!
Roxy'94 MJ- INVINCIBLE
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Re: [ARTICOLI] Giudizi sul film "This is It"
Di Rosanna Santonocito, scritto sul blog del Sole 24 Ore.
Sarà strano, ma da qualche tempo trovo più facilmente spunti per scrivere di lavoro frequentando luoghi e materiali che dal lavoro sono lontanissimi. Come ieri sera che sono andata a vedere "This is it" di Michael Jackson e per tutto il film ho ragionato sulla leadership e sul bello di lavorare contaminati dal vero genio. Di più: sulla modestia e la meticolosità del genio stesso.
Tranquilli: mi sono goduta le canzoni e, come mi succede di solito, ho faticato a stare zitta e ferma sulla poltroncina senza cantare e ballare con quelli sullo schermo. Nel frattempo la mia testa vagava, fissa su un punto però. C'è un lato di Michael Jackson che non conoscevamo e che il film, reportage della preparazione di un concerto rock mastodontico ed epocale mai arrivato in scena, propone in modo prepotente. E' quello di un artista-leader, equilibrato, generoso, impegnato, rispettoso del lavoro degli altri ed innamorato del proprio. Altro che extraterrestre. Altro che alieno bizzarro e autocentrato.
Leggo che il direttore creativo e poi regista Kenny Ortega definisce il film "la storia di un maestro nel suo mestiere"."Siamo qui per provare", è la frase che Michael ripete spesso all'esercito di musicisti, coristi, ballerini, acrobati, tecnici, registi, scenografi, costumisti che pendono e dipendono da una sua parola e da un suo gesto e che di tanto in tanto, si vede, si dimenticano addirittura di essere lì per lavorare e si gasano come fan paganti. Che applaudono stupefatti di quanto la rockstar più siderale di tutte si spenda senza risparmiarsi nel cantare e ballare per mostrare loro cosa vuole che facciano, e di come lui si dimentichi a sua volta di non essere on stage davanti al pubblico vero.
Niente capricci, eccentricità, stranezze e condiscendenza da divo in questo dietro le quinte di quei giorni di prove, che sono anche gli ultimi giorni della sua vita. Il talento è lì, che esce imperioso da ogni passo di danza e da ogni strofa cantata, ma tutto va comunque guadagnato. La star galattica e globale ha bisogno di loro, musicisti, coristi, ballerini, acrobati, tecnici, registi, scenografi, costumisti, loro di lui. E da lui assorbono come spugne, accaniti come gli zombie di Thriller. Entusiasmo alle stelle, fatica improba, attenzione al dettaglio e impegno di tutti su un obiettivo condiviso, clima elettrizzante: è per il tour di Michael che si lavora, il suo concerto d'addio alle scene, ma è una occasione unica, un privilegio per tutti lavorare lì. Lì, on stage e backstage. dove MJ appare sicuro, in pieno controllo, autorevole e felice. Cosa che dentro di sè e altrove, in compagnia di familiari e famigli questi sì prezzolati e mercenari, probabilmente non era. Per il "maestro del mestiere"il conto è arrivato poco dopo, in una sera tremenda e oscura di giugno. Mi sono chiesta che dolore, che sogno interrotto, sia stato per quelli della squadra sapere, anche, che quel concerto non ci sarebbe stato mai. E come deve essere bello lavorare esposti al genio e allo straordinario, immersi in una atmosfera catalizzante di cui si è parte attiva, anche nel proprio piccolo ruolo.
Sarà strano, ma da qualche tempo trovo più facilmente spunti per scrivere di lavoro frequentando luoghi e materiali che dal lavoro sono lontanissimi. Come ieri sera che sono andata a vedere "This is it" di Michael Jackson e per tutto il film ho ragionato sulla leadership e sul bello di lavorare contaminati dal vero genio. Di più: sulla modestia e la meticolosità del genio stesso.
Tranquilli: mi sono goduta le canzoni e, come mi succede di solito, ho faticato a stare zitta e ferma sulla poltroncina senza cantare e ballare con quelli sullo schermo. Nel frattempo la mia testa vagava, fissa su un punto però. C'è un lato di Michael Jackson che non conoscevamo e che il film, reportage della preparazione di un concerto rock mastodontico ed epocale mai arrivato in scena, propone in modo prepotente. E' quello di un artista-leader, equilibrato, generoso, impegnato, rispettoso del lavoro degli altri ed innamorato del proprio. Altro che extraterrestre. Altro che alieno bizzarro e autocentrato.
Leggo che il direttore creativo e poi regista Kenny Ortega definisce il film "la storia di un maestro nel suo mestiere"."Siamo qui per provare", è la frase che Michael ripete spesso all'esercito di musicisti, coristi, ballerini, acrobati, tecnici, registi, scenografi, costumisti che pendono e dipendono da una sua parola e da un suo gesto e che di tanto in tanto, si vede, si dimenticano addirittura di essere lì per lavorare e si gasano come fan paganti. Che applaudono stupefatti di quanto la rockstar più siderale di tutte si spenda senza risparmiarsi nel cantare e ballare per mostrare loro cosa vuole che facciano, e di come lui si dimentichi a sua volta di non essere on stage davanti al pubblico vero.
Niente capricci, eccentricità, stranezze e condiscendenza da divo in questo dietro le quinte di quei giorni di prove, che sono anche gli ultimi giorni della sua vita. Il talento è lì, che esce imperioso da ogni passo di danza e da ogni strofa cantata, ma tutto va comunque guadagnato. La star galattica e globale ha bisogno di loro, musicisti, coristi, ballerini, acrobati, tecnici, registi, scenografi, costumisti, loro di lui. E da lui assorbono come spugne, accaniti come gli zombie di Thriller. Entusiasmo alle stelle, fatica improba, attenzione al dettaglio e impegno di tutti su un obiettivo condiviso, clima elettrizzante: è per il tour di Michael che si lavora, il suo concerto d'addio alle scene, ma è una occasione unica, un privilegio per tutti lavorare lì. Lì, on stage e backstage. dove MJ appare sicuro, in pieno controllo, autorevole e felice. Cosa che dentro di sè e altrove, in compagnia di familiari e famigli questi sì prezzolati e mercenari, probabilmente non era. Per il "maestro del mestiere"il conto è arrivato poco dopo, in una sera tremenda e oscura di giugno. Mi sono chiesta che dolore, che sogno interrotto, sia stato per quelli della squadra sapere, anche, che quel concerto non ci sarebbe stato mai. E come deve essere bello lavorare esposti al genio e allo straordinario, immersi in una atmosfera catalizzante di cui si è parte attiva, anche nel proprio piccolo ruolo.
*InTheCloset*91- INVINCIBLE
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Re: [ARTICOLI] Giudizi sul film "This is It"
wow bellissimo questo articolo!!! questa si ke è una giornalista con un cuore, nn come quella massa di critici ke poi critici nn sono, sanno sl criticare ma in peggio!!!
cmq bravo anche a ki ha trovato questo articolo!!!
cmq bravo anche a ki ha trovato questo articolo!!!
Roxy'94 MJ- INVINCIBLE
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Re: [ARTICOLI] Giudizi sul film "This is It"
Roxy'94 MJ ha scritto:ma come fanno a dire "Per uno che aveva esordito nel campo della musica a undici anni, This i sit sarebbe dovuto essere il compendio, la celebrazione e la riaffermazione di un talento artistico che per i successivi quaranta era però andato di pari passo con un rovinoso quanto patetico alterarsi della personalità (la chirurgia plastica in eccesso, la paura delle malattie, l’ossessione per l’igiene, il sospetto e poi le accuse di pedofilia eccetera)." lui è stato sempre lo stesso e x sempre rimarà così!!!!!
Le solite cavolate che hanno detto e diranno su di Lui.
Non hanno capito chi è Michael Jackson
*InTheCloset*91 ha scritto:Di Rosanna Santonocito, scritto sul blog del Sole 24 Ore.
Sarà strano, ma da qualche tempo trovo più facilmente spunti per scrivere di lavoro frequentando luoghi e materiali che dal lavoro sono lontanissimi. Come ieri sera che sono andata a vedere "This is it" di Michael Jackson e per tutto il film ho ragionato sulla leadership e sul bello di lavorare contaminati dal vero genio. Di più: sulla modestia e la meticolosità del genio stesso.
Tranquilli: mi sono goduta le canzoni e, come mi succede di solito, ho faticato a stare zitta e ferma sulla poltroncina senza cantare e ballare con quelli sullo schermo. Nel frattempo la mia testa vagava, fissa su un punto però. C'è un lato di Michael Jackson che non conoscevamo e che il film, reportage della preparazione di un concerto rock mastodontico ed epocale mai arrivato in scena, propone in modo prepotente. E' quello di un artista-leader, equilibrato, generoso, impegnato, rispettoso del lavoro degli altri ed innamorato del proprio. Altro che extraterrestre. Altro che alieno bizzarro e autocentrato.
Leggo che il direttore creativo e poi regista Kenny Ortega definisce il film "la storia di un maestro nel suo mestiere"."Siamo qui per provare", è la frase che Michael ripete spesso all'esercito di musicisti, coristi, ballerini, acrobati, tecnici, registi, scenografi, costumisti che pendono e dipendono da una sua parola e da un suo gesto e che di tanto in tanto, si vede, si dimenticano addirittura di essere lì per lavorare e si gasano come fan paganti. Che applaudono stupefatti di quanto la rockstar più siderale di tutte si spenda senza risparmiarsi nel cantare e ballare per mostrare loro cosa vuole che facciano, e di come lui si dimentichi a sua volta di non essere on stage davanti al pubblico vero.
Niente capricci, eccentricità, stranezze e condiscendenza da divo in questo dietro le quinte di quei giorni di prove, che sono anche gli ultimi giorni della sua vita. Il talento è lì, che esce imperioso da ogni passo di danza e da ogni strofa cantata, ma tutto va comunque guadagnato. La star galattica e globale ha bisogno di loro, musicisti, coristi, ballerini, acrobati, tecnici, registi, scenografi, costumisti, loro di lui. E da lui assorbono come spugne, accaniti come gli zombie di Thriller. Entusiasmo alle stelle, fatica improba, attenzione al dettaglio e impegno di tutti su un obiettivo condiviso, clima elettrizzante: è per il tour di Michael che si lavora, il suo concerto d'addio alle scene, ma è una occasione unica, un privilegio per tutti lavorare lì. Lì, on stage e backstage. dove MJ appare sicuro, in pieno controllo, autorevole e felice. Cosa che dentro di sè e altrove, in compagnia di familiari e famigli questi sì prezzolati e mercenari, probabilmente non era. Per il "maestro del mestiere"il conto è arrivato poco dopo, in una sera tremenda e oscura di giugno. Mi sono chiesta che dolore, che sogno interrotto, sia stato per quelli della squadra sapere, anche, che quel concerto non ci sarebbe stato mai. E come deve essere bello lavorare esposti al genio e allo straordinario, immersi in una atmosfera catalizzante di cui si è parte attiva, anche nel proprio piccolo ruolo.
Che bello questo articolo
Applehead1993- Greatest Entertainer of All Time
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Data d'iscrizione : 14.08.09
Re: [ARTICOLI] Giudizi sul film "This is It"
Ho trovato questo
di Marco Molendini, Il Messaggero
La scena più tenera? Michael alle prese con un lecca lecca mentre guarda le registrazioni della prova del balletto di morti viventi per Thriller. Il momento musicale migliore? Il fantastico finale a cappella di I just can’t stop loving you, in cui Jacko si lancia in un crescendo in clima soul e poi, rivolto ai suoi tecnici, si lamenta: «Non fatemelo fare, non posso permettermelo. Devo risparmiare la mia voce». La sequenza che suscita più dubbi: quella che dovrebbe essere un punto di forza, l’esecuzione della formidabile Billie Jean, dove il labiale è ritardato rispetto al suono (sospetto playback?) e c’è solo un accenno di moonwalk. Giusto o non giusto che sia aver fatto diventare pubbliche quelle immagini private, alla fine ecco qua This is it, il film che racconta l’ultima impresa del re del pop, ovvero le prove fatte per mettere in piedi lo show mai cominciato, l’appuntamento che avrebbe dovuto sancire il suo addio alle scene nella 02 Arena di Londra, 50 spettacoli e poi, chissà, un tour mondiale.
Cento ore da cui è stato estratto un saggio di poco meno di due (centodieci minuti), lunga carrellata su tutto ciò che era stato predisposto da Michael, dalla sua equipe, dal suo regista Kenny Ortega. Un montaggio velocissimo da cui è difficile capire quanto il divino Jackson abbia penato per seguire il suo perfezionismo, per non deludere i suoi fans, per far vedere loro come dice nella scena finale «un talento a cui il pubblico non è abituato». Chissà se, per raggiungere quel risultato, non ci abbia rimesso la vita. Dopo aver letto delle sue dipendenze dai farmaci, della presenza di medici decisamente poco scrupolosi e lautamente pagati al suo fianco, è inevitabile pensare a che cosa abbia fatto ricorso per apparire al meglio durante i giorni di prove. Del resto, che al risultato Michael ci tenesse eccome è evidente da tutte le registrazioni fuori scena, quando discute con Ortega, con i tecnici, con i musicisti, quando spiega cosa vuole, come deve essere tale scena, come chiede che sia quel ritmo (fantastica la preparazione di Wanna be startin’ something in cui indica alla band il tempo giusto usando la voce). Lo spettacolo di luglio alla 02 Arena doveva essere roboante, qualcosa che non si era mai visto prima (come dice lui stesso), capace di riscattare la sua immagine, di restituirgli sul campo il ruolo di inimitabile re del pop. E, se è difficile capire quale realmente fosse lo stato fisico di Michael (perché il film è una sorta di monumento finale che evita ogni accenno a cadute, a momenti di defaillance che sicuramente ci saranno stati), è evidente che viene fuori lo stupefacente ritratto di un artista formidabile, dal talento travolgente alle prese coi suoi grandi successi (da I just can’t stop loving you a Black or white, a Beat it, a Human nature) intento a costruirsi una sorta di monumento che non dimentica neppure i tempi degli esordi coi Jackson 5 (con lo splendido cavallo di battaglia I’ll be there). Una sorta di musical autobiografico (ogni pezzo è accompagnato da scenografie e coreografie che non badano al risparmio) in cui Jacko è il Jackson di sempre, che guida i balletti disegnando le sue classiche figure che mostrano ancora eleganza e disciplina frutto di una scuola dura e inesorabile, altro che cinquantenne anoressico con un piede nella fossa. Certo il paragone con il passato è fulmineo: a un certo punto il film mostra una carrellata di immagini dei tempi d’oro, la fludità dei movimenti è spaziale, le piroette supersoniche, ma sono anche passati vent’anni. Sono invece trascorsi solo quattro mesi da quella notte in cui Michael non si è più svegliato, sedato dal suo medico. Centoventigiorni in cui il re del pop ha messo in cassa fra dischi e memorabilia vari la bellezza di 60 milioni di euro. This is it (e c’è anche il disco) è destinato a far lievitare e di molto quel record. Per fortuna lasciando l’ultima traccia di un talento che neppure la dissipazione era riuscita a cancellare.
Da Il Messaggero, 29 ottobre 2009
di Marco Molendini, Il Messaggero
La scena più tenera? Michael alle prese con un lecca lecca mentre guarda le registrazioni della prova del balletto di morti viventi per Thriller. Il momento musicale migliore? Il fantastico finale a cappella di I just can’t stop loving you, in cui Jacko si lancia in un crescendo in clima soul e poi, rivolto ai suoi tecnici, si lamenta: «Non fatemelo fare, non posso permettermelo. Devo risparmiare la mia voce». La sequenza che suscita più dubbi: quella che dovrebbe essere un punto di forza, l’esecuzione della formidabile Billie Jean, dove il labiale è ritardato rispetto al suono (sospetto playback?) e c’è solo un accenno di moonwalk. Giusto o non giusto che sia aver fatto diventare pubbliche quelle immagini private, alla fine ecco qua This is it, il film che racconta l’ultima impresa del re del pop, ovvero le prove fatte per mettere in piedi lo show mai cominciato, l’appuntamento che avrebbe dovuto sancire il suo addio alle scene nella 02 Arena di Londra, 50 spettacoli e poi, chissà, un tour mondiale.
Cento ore da cui è stato estratto un saggio di poco meno di due (centodieci minuti), lunga carrellata su tutto ciò che era stato predisposto da Michael, dalla sua equipe, dal suo regista Kenny Ortega. Un montaggio velocissimo da cui è difficile capire quanto il divino Jackson abbia penato per seguire il suo perfezionismo, per non deludere i suoi fans, per far vedere loro come dice nella scena finale «un talento a cui il pubblico non è abituato». Chissà se, per raggiungere quel risultato, non ci abbia rimesso la vita. Dopo aver letto delle sue dipendenze dai farmaci, della presenza di medici decisamente poco scrupolosi e lautamente pagati al suo fianco, è inevitabile pensare a che cosa abbia fatto ricorso per apparire al meglio durante i giorni di prove. Del resto, che al risultato Michael ci tenesse eccome è evidente da tutte le registrazioni fuori scena, quando discute con Ortega, con i tecnici, con i musicisti, quando spiega cosa vuole, come deve essere tale scena, come chiede che sia quel ritmo (fantastica la preparazione di Wanna be startin’ something in cui indica alla band il tempo giusto usando la voce). Lo spettacolo di luglio alla 02 Arena doveva essere roboante, qualcosa che non si era mai visto prima (come dice lui stesso), capace di riscattare la sua immagine, di restituirgli sul campo il ruolo di inimitabile re del pop. E, se è difficile capire quale realmente fosse lo stato fisico di Michael (perché il film è una sorta di monumento finale che evita ogni accenno a cadute, a momenti di defaillance che sicuramente ci saranno stati), è evidente che viene fuori lo stupefacente ritratto di un artista formidabile, dal talento travolgente alle prese coi suoi grandi successi (da I just can’t stop loving you a Black or white, a Beat it, a Human nature) intento a costruirsi una sorta di monumento che non dimentica neppure i tempi degli esordi coi Jackson 5 (con lo splendido cavallo di battaglia I’ll be there). Una sorta di musical autobiografico (ogni pezzo è accompagnato da scenografie e coreografie che non badano al risparmio) in cui Jacko è il Jackson di sempre, che guida i balletti disegnando le sue classiche figure che mostrano ancora eleganza e disciplina frutto di una scuola dura e inesorabile, altro che cinquantenne anoressico con un piede nella fossa. Certo il paragone con il passato è fulmineo: a un certo punto il film mostra una carrellata di immagini dei tempi d’oro, la fludità dei movimenti è spaziale, le piroette supersoniche, ma sono anche passati vent’anni. Sono invece trascorsi solo quattro mesi da quella notte in cui Michael non si è più svegliato, sedato dal suo medico. Centoventigiorni in cui il re del pop ha messo in cassa fra dischi e memorabilia vari la bellezza di 60 milioni di euro. This is it (e c’è anche il disco) è destinato a far lievitare e di molto quel record. Per fortuna lasciando l’ultima traccia di un talento che neppure la dissipazione era riuscita a cancellare.
Da Il Messaggero, 29 ottobre 2009
Seipht- INVINCIBLE
- Numero di messaggi : 4996
Età : 32
Località : Messina
Data d'iscrizione : 25.06.09
Mery-Josephine-Jackson- INVINCIBLE
- Numero di messaggi : 658
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Località : (NA)Tra le braccia di Michael,l'unico posto dove non devo temere nulla
Data d'iscrizione : 16.08.09
Re: [ARTICOLI] Giudizi sul film "This is It"
riporto da repubblica.it
"This is it": alla vigilia della morte
tutto il genio di Michael JacksonDalle prove del suo spettacolo emerge un vero ritratto d'artista
Al di là della vita controversa e dei misteri legati al decesso
di CLAUDIA MORGOGLIONE
- Se non si è fan acritici di Michael Jackson, ci si accosta a This is it - docufilm sulle prove del suo show cancellato dalla morte, da oggi nei cinema di tutto il mondo - con un pregiudizio negativo: l'operazione sulla carta sa di eccessiva nostalgia, di agiografia, di volontà di lucrare ancora una volta sulla popolarità della popstar scomparsa. Ma la visione della pellicola (sempre che si amino musica e ballo) finisce invece per emozionare, per appassionare. Celebrando il talento di un uomo che, nelle sue ultime settimane di vita, appare ancora capace di cantare, di danzare, di stupire con le strabilianti coreografie del suo spettacolo.
This is it, infatti, ritrae la preparazione - dall'aprile al giugno 2009 - di quello che avrebbe dovuto essere l'ultima mega-esibizione del cantante, all'Arena 02 di Londra. E a cui lui non è mai arrivato, visto che la morte lo ha stroncato poco prima. Quelle prove, però, erano state filmate: un totale di 100 ore di materiale, da cui sono stati tratti i 112 minuti del film. E il risultato è un potente ritratto d'artista nella sua "bottega": anche se, trattandosi di un personaggio eccessivo per definizione come Jackson, la bottega è costituita da un palco faraonico, per un concerto-musical (regia di Kenny Ortega, lo stesso che firma il film) costosissimo e ambizioso. Con effetti speciali in 3D (per la performance in stile ovviamente horror di Thriller), giochi di interazione con le antiche star hollywoodiane (da Rita Hayworth a Humphrey Bogart, per il brano Smooth Criminal), effetti visivi e sonori di ogni genere. Ma anche un team di persone in carne e ossa, selezionate da lui: musicisti, coristi, ballerini, tecnici delle luci.
Pochissimi i pezzi parlati della pellicola: quasi sempre, al centro dello schermo ci sono la musica, il ballo, le trovate sceniche con cui Michael cerca il modo migliore di catturare l'attenzione del pubblico. Ed è lui, Jackson, a seguire, con maniacale pignoleria, tutti i passaggi: a chiedere che un refrain sia accelerato o rallentato; a provare e riprovare, pur di avere la certezza di aver trovato la soluzione migliore. Il tutto attraverso una serie di indicazioni date dal re del pop ai suoi collaboratori, con la sua vocina flebile di quando non canta: ordini dati con un certo garbo, e accompagnati sempre da espressoni gentili come "God bless you" o "With love".
Ma naturalmente chi va a vedere il film non può non cercare anche una correlazione tra quello che vede in sala e la tragica, e ancora misteriosa, morte del cantante: vittima di un cocktail micidiale di psicofarmaci, e - secondo le testimonianze di chi gli era vicino - stanco, provato e anoressico, subito prima di andarsene. Da qui la domanda: il Jackson che vediamo sullo schermo porta con sé quell'immagine, quell'aura di autodistruzione, di catastrofe imminente, che ci si potrebbe aspettare?
Ebbene, dalla visione del film, la risposta più onesta è un no. Certo, lui appare molto magro, ma non tanto più di come lo abbiamo visto negli ultimi anni; la faccia, spesso seminascosta dagli occhialoni scuri, è quella strana maschera un po' informe di chi ha probabilmente abusato della chirurgia estetica, ma anche questa non è una novità degli ultimi mesi di vita; la voce non ha forse più il timbro argentino della gioventù, ma è ancora a suo modo inconfondibile, capace di regalare emozioni. E poi c'è il ballo, punta di diamante della genialità di Michael: guardando le prove, c'è da dire che anche su questo fronte lui non sembra risparmiarsi.
Certo, in alcuni momenti, la stanchezza di Jackson traspare. Come pure una certa tristezza, al di là della gentilezza e della voglia di tornare prepotentemente alla ribalta - dopo il processo per pedofilia, il crac finanziario, gli strani matrimoni, la pelle sempre più bianca, tutto ciò che di eccentrico gli conosciamo.
Su tutto, però, in This is it prevalgono la potenza, la gioia della musica. Del resto col suo songbook, e con le sue capacità da ballerino, la cosa viene quasi naturale: e allora lo spettatore finisce per lasciarsi andare alla malinconia di Human nature, alla quasi violenza di Beat it, all'andamento prima lento poi scatenato di The way you make me feel, all'immortalità dell'iper-classico Billie Jean. E tanto per non lasciare nulla di intentato, la società distributrice del film, la Sony, mette in contemporanea sul mercato anche un doppio album che ha lo stesso titolo del film: i più grandi successi del cantante, nello stesso ordine in cui appaiono sullo schermo, e due versioni dell'inedita This is it.
"This is it": alla vigilia della morte
tutto il genio di Michael JacksonDalle prove del suo spettacolo emerge un vero ritratto d'artista
Al di là della vita controversa e dei misteri legati al decesso
di CLAUDIA MORGOGLIONE
- Se non si è fan acritici di Michael Jackson, ci si accosta a This is it - docufilm sulle prove del suo show cancellato dalla morte, da oggi nei cinema di tutto il mondo - con un pregiudizio negativo: l'operazione sulla carta sa di eccessiva nostalgia, di agiografia, di volontà di lucrare ancora una volta sulla popolarità della popstar scomparsa. Ma la visione della pellicola (sempre che si amino musica e ballo) finisce invece per emozionare, per appassionare. Celebrando il talento di un uomo che, nelle sue ultime settimane di vita, appare ancora capace di cantare, di danzare, di stupire con le strabilianti coreografie del suo spettacolo.
This is it, infatti, ritrae la preparazione - dall'aprile al giugno 2009 - di quello che avrebbe dovuto essere l'ultima mega-esibizione del cantante, all'Arena 02 di Londra. E a cui lui non è mai arrivato, visto che la morte lo ha stroncato poco prima. Quelle prove, però, erano state filmate: un totale di 100 ore di materiale, da cui sono stati tratti i 112 minuti del film. E il risultato è un potente ritratto d'artista nella sua "bottega": anche se, trattandosi di un personaggio eccessivo per definizione come Jackson, la bottega è costituita da un palco faraonico, per un concerto-musical (regia di Kenny Ortega, lo stesso che firma il film) costosissimo e ambizioso. Con effetti speciali in 3D (per la performance in stile ovviamente horror di Thriller), giochi di interazione con le antiche star hollywoodiane (da Rita Hayworth a Humphrey Bogart, per il brano Smooth Criminal), effetti visivi e sonori di ogni genere. Ma anche un team di persone in carne e ossa, selezionate da lui: musicisti, coristi, ballerini, tecnici delle luci.
Pochissimi i pezzi parlati della pellicola: quasi sempre, al centro dello schermo ci sono la musica, il ballo, le trovate sceniche con cui Michael cerca il modo migliore di catturare l'attenzione del pubblico. Ed è lui, Jackson, a seguire, con maniacale pignoleria, tutti i passaggi: a chiedere che un refrain sia accelerato o rallentato; a provare e riprovare, pur di avere la certezza di aver trovato la soluzione migliore. Il tutto attraverso una serie di indicazioni date dal re del pop ai suoi collaboratori, con la sua vocina flebile di quando non canta: ordini dati con un certo garbo, e accompagnati sempre da espressoni gentili come "God bless you" o "With love".
Ma naturalmente chi va a vedere il film non può non cercare anche una correlazione tra quello che vede in sala e la tragica, e ancora misteriosa, morte del cantante: vittima di un cocktail micidiale di psicofarmaci, e - secondo le testimonianze di chi gli era vicino - stanco, provato e anoressico, subito prima di andarsene. Da qui la domanda: il Jackson che vediamo sullo schermo porta con sé quell'immagine, quell'aura di autodistruzione, di catastrofe imminente, che ci si potrebbe aspettare?
Ebbene, dalla visione del film, la risposta più onesta è un no. Certo, lui appare molto magro, ma non tanto più di come lo abbiamo visto negli ultimi anni; la faccia, spesso seminascosta dagli occhialoni scuri, è quella strana maschera un po' informe di chi ha probabilmente abusato della chirurgia estetica, ma anche questa non è una novità degli ultimi mesi di vita; la voce non ha forse più il timbro argentino della gioventù, ma è ancora a suo modo inconfondibile, capace di regalare emozioni. E poi c'è il ballo, punta di diamante della genialità di Michael: guardando le prove, c'è da dire che anche su questo fronte lui non sembra risparmiarsi.
Certo, in alcuni momenti, la stanchezza di Jackson traspare. Come pure una certa tristezza, al di là della gentilezza e della voglia di tornare prepotentemente alla ribalta - dopo il processo per pedofilia, il crac finanziario, gli strani matrimoni, la pelle sempre più bianca, tutto ciò che di eccentrico gli conosciamo.
Su tutto, però, in This is it prevalgono la potenza, la gioia della musica. Del resto col suo songbook, e con le sue capacità da ballerino, la cosa viene quasi naturale: e allora lo spettatore finisce per lasciarsi andare alla malinconia di Human nature, alla quasi violenza di Beat it, all'andamento prima lento poi scatenato di The way you make me feel, all'immortalità dell'iper-classico Billie Jean. E tanto per non lasciare nulla di intentato, la società distributrice del film, la Sony, mette in contemporanea sul mercato anche un doppio album che ha lo stesso titolo del film: i più grandi successi del cantante, nello stesso ordine in cui appaiono sullo schermo, e due versioni dell'inedita This is it.
will you be there- INVINCIBLE
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Re: [ARTICOLI] Giudizi sul film "This is It"
Questo articolo non mi è piaciuto molto.
Non per come parlano di This Is It, ma per ilfatto che non sanno scrivere un articolo senza parlare di pedofilia, sbiancamenti ecc.
Per UNA volta potrebbero parlare di Michael, L'ARTISTA e basta?
Per la pedofilia è stato assolto e comunque non è colpevole e tutti sappiamo il perchè.
Per la pelle lo sanno pure i muri che aveva la Vitiligo.
Che cosa vogliono ancora?
Parlano di lucro per il film?E loro?Parlando di queste cose false tral'altro non vogliono far in modo di vendere di più?
Ma che mi facciano il favore...
Non per come parlano di This Is It, ma per ilfatto che non sanno scrivere un articolo senza parlare di pedofilia, sbiancamenti ecc.
Per UNA volta potrebbero parlare di Michael, L'ARTISTA e basta?
Per la pedofilia è stato assolto e comunque non è colpevole e tutti sappiamo il perchè.
Per la pelle lo sanno pure i muri che aveva la Vitiligo.
Che cosa vogliono ancora?
Parlano di lucro per il film?E loro?Parlando di queste cose false tral'altro non vogliono far in modo di vendere di più?
Ma che mi facciano il favore...
Applehead1993- Greatest Entertainer of All Time
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Re: [ARTICOLI] Giudizi sul film "This is It"
Riporto la www.lastampa.it
Michael Jackson, quel filmato
lo riabilita
LUCA DONDONI
MILANO
Eccolo il tanto atteso film/documentario This is it dove in 112 minuti ci sono le immagini degli ultimi e unici cinque giorni di prove di uno spettacolo che avrebbe sancito l’addio alle scene del re del pop. Dieci, venti, forse trenta serate alla 02 Arena di Londra. La vita ha deciso diversamente.
Guardando This is it abbiamo avuto la conferma di una verità: Michael Jackson, poco prima che il cocktail di farmaci lo uccidesse, non era affatto il relitto umano mostrato da centinaia di tabloid scandalistici. In molti ricorderanno le sue foto in carrozzella. In This is it Michael Jackson è il personaggio che intere generazioni hanno imparato ad amare proprio per le sue movenze, passi e gesti entrati nella storia dello show business.
MJ, come lo chiama spesso il suo partner creativo Kenny Ortega, è sulla scena in ogni momento della produzione dello spettacolo. «Siamo felici - dicono Ortega e John Mc Clain, che hanno reso possibile il progetto - finalmente il mondo vedrà la verità. Tutta la famiglia di Michael ha appoggiato la realizzazione di un documentario che potesse mostrare le vere condizioni di salute del loro caro. Un uomo - continua Ortega - del quale ho apprezzato l’estrema gentilezza, la passione per le cose che faceva, la pignoleria che dopo tanti anni lo portava ancora a voler decidere non solo le canzoni in scaletta, ma anche il modo in cui dovevano essere arrangiate».
Michael Jackson, quel filmato
lo riabilita
LUCA DONDONI
MILANO
Eccolo il tanto atteso film/documentario This is it dove in 112 minuti ci sono le immagini degli ultimi e unici cinque giorni di prove di uno spettacolo che avrebbe sancito l’addio alle scene del re del pop. Dieci, venti, forse trenta serate alla 02 Arena di Londra. La vita ha deciso diversamente.
Guardando This is it abbiamo avuto la conferma di una verità: Michael Jackson, poco prima che il cocktail di farmaci lo uccidesse, non era affatto il relitto umano mostrato da centinaia di tabloid scandalistici. In molti ricorderanno le sue foto in carrozzella. In This is it Michael Jackson è il personaggio che intere generazioni hanno imparato ad amare proprio per le sue movenze, passi e gesti entrati nella storia dello show business.
MJ, come lo chiama spesso il suo partner creativo Kenny Ortega, è sulla scena in ogni momento della produzione dello spettacolo. «Siamo felici - dicono Ortega e John Mc Clain, che hanno reso possibile il progetto - finalmente il mondo vedrà la verità. Tutta la famiglia di Michael ha appoggiato la realizzazione di un documentario che potesse mostrare le vere condizioni di salute del loro caro. Un uomo - continua Ortega - del quale ho apprezzato l’estrema gentilezza, la passione per le cose che faceva, la pignoleria che dopo tanti anni lo portava ancora a voler decidere non solo le canzoni in scaletta, ma anche il modo in cui dovevano essere arrangiate».
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Applehead1993- Greatest Entertainer of All Time
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Re: [ARTICOLI] Giudizi sul film "This is It"
Riporto da www.ilsole24ore.com
"Michael Jackson's This Is It
Di operazione commerciale pur sempre si tratta, ma non si è voluto speculare biecamente sulla morte del Re del Pop. Il documentario sulle prove del concerto di addio alle scene che Michael Jackson avrebbe dovuto tenere con cinquanta repliche a Londra si rivela infatti un ritratto intimo e non di rado toccante del leggendario cantante americano. Il regista Kenny Ortega, collaboratore e amico della star, da 120 ore di girato ha ricavato una sorta di diario di prove di circa due ore che non ha nulla di agiografico e in cui a venir fuori è l'uomo, ma soprattutto l'artista perfezionista e anche vulnerabile che era Jackson. Sono ridotte al minimo le interviste (solo all'inizio ai ballerini selezionati per lo show, che raccontano quello che per loro era un mito) e poi ecco iniziare la performance sul palco dello Staples Center di Los Angeles di un Michael Jackson smagrito e in forma, che non vuole sforzare la voce, ma danza con grazia e agilità con il suo inimitabile stile, riproponendo alcuni dei suoi più grandi successi: da «Thriller» a «Billie Jean», da «Beat It» a «Wanna Be Startin' Somethin'». Esibizioni intervallate da osservazioni, discussioni con il regista e la troupe e spezzoni di filmati, che avrebbero accompagnato il concerto rendendolo ulteriormente spettacolare: Jackson che interagisce con star del passato come Rita Hayworth e Humphrey Bogart, ballerini moltiplicati digitalmente, una rivisitazione in 3D del celebre video di «Thriller» di John Landis. Insomma un'opera testamento viva e appassionante anche per chi non è fan di Jackson, che serve a farci dimenticare gli ultimi suoi anni segnati da amare vicissitudini e ci lascia l'emozionante ricordo di una personalità e di un talento strepitosi."
"Michael Jackson's This Is It
Di operazione commerciale pur sempre si tratta, ma non si è voluto speculare biecamente sulla morte del Re del Pop. Il documentario sulle prove del concerto di addio alle scene che Michael Jackson avrebbe dovuto tenere con cinquanta repliche a Londra si rivela infatti un ritratto intimo e non di rado toccante del leggendario cantante americano. Il regista Kenny Ortega, collaboratore e amico della star, da 120 ore di girato ha ricavato una sorta di diario di prove di circa due ore che non ha nulla di agiografico e in cui a venir fuori è l'uomo, ma soprattutto l'artista perfezionista e anche vulnerabile che era Jackson. Sono ridotte al minimo le interviste (solo all'inizio ai ballerini selezionati per lo show, che raccontano quello che per loro era un mito) e poi ecco iniziare la performance sul palco dello Staples Center di Los Angeles di un Michael Jackson smagrito e in forma, che non vuole sforzare la voce, ma danza con grazia e agilità con il suo inimitabile stile, riproponendo alcuni dei suoi più grandi successi: da «Thriller» a «Billie Jean», da «Beat It» a «Wanna Be Startin' Somethin'». Esibizioni intervallate da osservazioni, discussioni con il regista e la troupe e spezzoni di filmati, che avrebbero accompagnato il concerto rendendolo ulteriormente spettacolare: Jackson che interagisce con star del passato come Rita Hayworth e Humphrey Bogart, ballerini moltiplicati digitalmente, una rivisitazione in 3D del celebre video di «Thriller» di John Landis. Insomma un'opera testamento viva e appassionante anche per chi non è fan di Jackson, che serve a farci dimenticare gli ultimi suoi anni segnati da amare vicissitudini e ci lascia l'emozionante ricordo di una personalità e di un talento strepitosi."
will you be there- INVINCIBLE
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Re: [ARTICOLI] Giudizi sul film "This is It"
Mi sono guardata il cd del film stasera e poi anche un po' del secondo cd.
Al cinema l'ho visto tre volte, ma ho notato ancora di più nel riguardarlo che la forza fisica di Michael nelle prove fosse ottima. Si, sarà stato depresso, dipendente da farmaci, ma ce l'avrebbe fatta, sono sicura. Chi non è stato depresso una volta nella vita? Eppure si conduce ugualmente la ns vita. Era al pari dei ballerini ventenni. Accidenti a chi ce lo ha portato via!
Al cinema l'ho visto tre volte, ma ho notato ancora di più nel riguardarlo che la forza fisica di Michael nelle prove fosse ottima. Si, sarà stato depresso, dipendente da farmaci, ma ce l'avrebbe fatta, sono sicura. Chi non è stato depresso una volta nella vita? Eppure si conduce ugualmente la ns vita. Era al pari dei ballerini ventenni. Accidenti a chi ce lo ha portato via!
lila- INVINCIBLE
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Re: [ARTICOLI] Giudizi sul film "This is It"
Bellissimi articoli.... purtroppo penso che tanti, ...ogni volta che scriveranno di Michael, accenneranno sempre sia alla pelle schiarita sia all' altra terribile parola p.......! Anche se non è stato Lui a volerlo, faranno sempre parte della lunga carriera di Michael ( il Bello, e il Brutto ) e quindi lo scriveranno ancora e ancora..... Speriamo solo si riesca ad ottenere GIIUSTIZIA
Patty 58- INVINCIBLE
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