Intervista Ebony Magazine (traduzione)
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Intervista Ebony Magazine (traduzione)
Domande e Risposte:
Michael Jackson secondo le sue proprie parole.
by Bryan Monroe
Quando vi trovate seduti su un sofa accanto a Michael Jackson, siete portati velocemente a guardare al di là del suo enigmatico color pallido, quasi traslucido. Capite presto che questa leggenda afroamericana non si riassume in sola apparenza. Più che un uomo di spettacolo, più che un cantante od un ballerino, questo padre di tre bambini si rivela essere un uomo maturo, sicuro di sé e racchiudente creatività.
Michael Joseph Jackson ha fatto tremare la terra nel dicembre 1982 quando é arrivato sulla scena pop con Thriller. Quell'album ricco, ritmato e dall'energia contagiosa ha permesso ai Bianchi di scoprire un talento che i Neri conoscevano da decenni, battendo cosi quasi tutti i records esistenti su questo pianeta. Questo progetto storico era in effetti un altro passo [da giganti] in una carriera nel mondo dello spettacolo cominciata 18 anni prima con i suoi fratelli, i Jackson 5.
Nella sua prima intervista di grande ampiezza accordata ad un magazine americano da 10 anni, e per celebrare il 25° anniversario dell'album Thriller, Jackson ha posato con lo staff di Ebony per un intervista rara, intima ed esclusiva dove si parla della creazione di Thriller, dello stato attuale dell'industria del disco e della "forza" dietro la sua creatività.
Ecco Michael Jackson, secondo le sue proprie parole...
Q: Com'é cominciato tutto?
R: Motown aveva lanciato la produzione di un film, The Wiz... ed accadeva che Quincy Jones si occupava della colonna sonora originale. Avevo già sentito parlare di Quincy Jones prima. Quando abitavo ancora in Indiana, mio padre comprava degli album jazz, e nella mia infanzia, lo conoscevo come un musicista jazz.
Una volta fatto quel film - ci eravamo avvicinati non poco durante le riprese: mi aveva aiutato a capire alcune parole, era come un padre per me - l'ho chiamato, in una maniera veramente sincera - perché sono timido, e particolarmente a quell'epoca, non riuscivo nemmeno a guardare le persone in faccia quando mi parlavano, non scherzo - e gli ho detto: "Sono sul punto di registrare un album. Ti... Potresti raccomandarmi qualcuno che sia interessato da questo progetto e che volesse lavorare con me?". Ha riflettuto qualche secondo e mi ha detto: "Perché non ME?". Mi sono detto: "Mi domando perché non ci avevo pensato.". Forse perché lo vedevo più come un padre, con un lato jazzy. Dopo che mi ha fatto questa proposta, ho risposto "WOW, sarebbe geniale.". Il bello con Quincy é che vi lascia fare il vostro gioco. Non si mette mai in mezzo.
Quindi il primo progetto che gli ho presentato corrisponde a quello che si ritrova su Off The Wall, il primo album che abbiamo registrato insieme. Rod Temperton - questo ragazzino originario di Wurms in Germania - ci ha raggiunti in studio, e c'era questo macello che faceva (imita l'intro di Rock With You), con questo ritornello e questa melodia, la canzone si chiamava Rock With You. Ho fatto: WOW!. Quando ho sentito questo, mi son detto: "OK, devo veramente mettermi al lavoro adesso." Appena Rod presentava un nuovo titolo, lo facevo anch'io. E' diventata una competizione amichevole. Amo lavorare cosi. Avevo letto che durante la realizzazione di Bambi o di un altro progetto, Walt Disney riuniva dei disegnatori. Mettevano un cervo come modello sul suolo. Ogni artista lavorava ed alla fine facevano una vera competizione. E poco importa chi era l'autore, Walt sceglieva il disegno con più stile. Questo tipo di esercizio porta l'artista a fornire più sforzo. Quindi, quando Rod portava una canzone, gli rispondevo, etc... E' cosi che abbiamo creato questo favoloso progetto che é Off The Wall.
Q: Poi, dopo Off The Wall, nella primavera 82, siete tornati in studio per lavorare su Thriller.
R: Dopo l'uscita di Off The Wall, avevamo raccolto tutti quei numero 1 - Don't Stop 'Til You Get Enough, Rock With You - She's Out Of My Life - Working Day And Night - ed avevamo ricevuto una nomina per un Grammy Award. Ma non ero contento della piega degli eventi perché volevo fare di più, dare di più, metterci più anima, più cuore.
Q: Era quindi un periodo di transizione per voi?
R: Una transizione TOTALE. Dalla mia infanzia, studio composizione. E Tchaikovsky resta la mia maggiore influenza. Se prendete un album come SchiacciaNoci, ogni canzone é un massacro [nel senso di fantastica, N.d.T.]. Allora mi sono detto: "Perché non c'é un equivalente Pop?". Le persone avevano l'abitudine di far uscire degli album con una buona canzone, ed il resto Facce B, o canzoni "per albums". Mi sono chiesto perché un album non poteva essere costituito di pezzi che fossero tutti delle hits, in modo che le persone fossero pronti ad acquistarlo se uscissero tutti come singoli.
Ho sempre seguito questo ragionamento, senza demordere. Era il mio obiettivo per l'album seguente. Era l'idea principale. Volevo essere in grado di far uscire qualunque canzone volessimo utilizzare. Ho lavorato duro per questo.
Q: A proposito del processo creativo: pianificate le cose o vi vengono cosi?
R: No, pianificavo alcune cose. Anche se non pochi elementi sono venuti in una o nell'altra maniera, coscientemente, il progetto era già concepito in questo universo, ed una volta che l'alchimia fa la sua entrata, allora non puo' che uscirne della magia. E' obbligato. E' come riunire alcuni elementi in una emisfera e vedere la magia prodursi nell'altro lato. E' della scienza. E ritrovarsi là dentro con persone piene di talento, é semplicemente meraviglioso.
Quincy mi ha dato un soprannome, 'Smelly'. Steven Spielberg mi chiama anche lui cosi. All'epoca, era molto difficile farmi dire delle parolacce. Ci riesco un po' meglio oggi. Allora, quando parlavo di una canzone, dicevo che era 'smelly'. Voleva dire: "E' cosi bella che sei completamente assorbito da lei". Era per questo che mi chiamava 'Smelly'.
Ma, si, lavorare con Quincy era una cosa meravigliosa. Vi lascia sperimentare, fare il vostro gioco, ed ha abbastanza genio da non prendere l'iniziativa sulla musica. Se un ingrediente deve essere aggiunto, lo aggiungerà. E sente tutti questi piccoli dettagli. Per esempio, per Billie Jean, avevo portato la linea dei bassi, la melodia e la composizione globale. Dopo averla ascoltata, ha piazzato un riff di maggiore effetto...
Lavoravamo su una canzone, e poi ci vedevamo da lui. Ascoltavamo il risultato, e diceva: "Smelly, lascia questa traccia parlarti". Rispondevo: "OK", ed aggiungeva: "Se la canzone ha bisogno di qualcosa, te lo dirà. Lasciala parlare". Ho imparato a farlo. Il trucco é che per essere un buon compositore, non bisogna comporre. Bisogna mantenere le distanze. Bisogna lasciare del posto a Dio. E quando scrivo qualcosa e sento che é una buona cosa, mi metto in ginocchio, e dico grazie. Grazie, Jehovah!
Q: Quando avete avuto questa sensazione per l'ultima volta?
R: Bé, recentemente. Scrivo costantemente. Quando sapete che é buono, a volte avete l'impressione che sta per succedere qualcosa. Come una gravidanza, un parto o qualcosa che ci assomiglia. La vostra sensibilità é al massimo, e sentite qualcosa arrivare, e, come per magia, eccolo! E' un'esplosione che produce un effetto cosi meraviglioso, che fate: WOW! E' là! E' cosi che lavora su di voi. E' molto bello. E' un universo che vi mostra dove andare, a partire da quelle dodici note...
[Ascolta una prima versione di Billie Jean, suonata su un iPhone.]
... Quando scrivo, faccio una bozza, per rendermi conto a che punto amo il ritornello. Se funziona su di me quando non é altro che una versione spogliata, allora so che funzionerà... La ascolto, sempre a casa. Poi Janet, Randy e me... Janet ed io facciamo i "Whoo, Whoo... Whoo, Whoo..." Lo faccio ogni volta, per ogni canzone. E' la melodia... La melodia é l'elemento più importante. Se la melodia mi piace, se la versione abbozzata funziona, allora continuo. Generalmente, se suona bene nella mia testa, allora rende bene una volta che la materializzo. L'idea é di mettere su banda la canzone ed i suoni che sentite nella vostra testa.
Se prendete una canzone come Billie Jean, il basso occupa una parte importante. Domina la canzone, é il [protagonista] del pezzo, é il riff principale che salta all'orecchio. Captare la personalità di quel riff e farlo suonare esattamente come lo pensate, richiede molto tempo e lavoro. Ascoltate, ci sono quattro bassi qua dentro, ciascuno che suona con una personalità diversa, ed é questo che dà il personaggio finale. Richiede molto lavoro.
Q: Un altro grande momento resta la vostra prestazione allo show televisivo MOTOWN 25...
R: Stavo lavorando su Beat It, ed é capitato che mi fossi piazzato nello studio Motown - avevo lasciato Motown da molti anni. Si apprestavano a produrre una cerimonia per celebrare i 25 anni di Motown, e Berry Gordy é venuto a chiedermi se volevo farne parte. Gli ho risposto 'NO'. Ho risposto no perché avevo altre idee per Thriller. Berry ha quindi aggiunto: "Ma é per celebrare i 25 anni di Motown...". Ho riflettuto ed ecco che gli ho proposto: "Lo faro', ma ad una sola condizione: voglio cantare una canzone che non fa parte del catalogo Motown". Ha risposto "Quale?", gli ho detto: "Billie Jean". Ha accettatto aggiungendo: "Ok". Ho ripreso: "Mi lascerai veramente fare Billie Jean?" "Si", mi ha risposto.
E' stato allora che ho riunito i miei fratelli per cominciare le ripetizioni. Ci siamo messi a lavorare sul nostro numero, selezionando le canzoni per il medley. Ma non solamente questo: bisognava anche lavorare alle inquadrature delle telecamere. Realizzo e monto tutto quello che faccio. Ogni ripresa che vedete viene da me. Lasciatemi spiegare perché devo lavorare cosi: piazzo 5, no, 6 telecamere. Quando siete sul palco - e poco importa il contesto della performance - se non fate una captazione vostra, le persone non la vedranno. E' il media più egoista al mondo. Filmate QUELLO che volete mostrare al pubblico, QUANDO volete che lo vedano, COME volete che lo vedano, e quale giustapposizione volete che guardino. Create l'integralità del sentimento che vi é presentato, attraverso gli angoli e le riprese. Perché so quello che voglio vedere. So come voglio vedermi sullo schermo. Conosco l'emozione sentita durante questa o quella performance, e cerco di catturarla assicurandomi il montaggio.
Q: Da quanto tempo create tutti questi elementi?
R: Da quando sono piccolo, con i miei fratelli. Mio padre aveva l'abitudine di dire: "Mostragli, Michael, mostragli come si fa".
Q: Erano gelosi di questo?
R: Non l'hanno mai mostrato all'epoca, ma sarà stato difficile, perché non ricevevo mai sculacciate durante le ripetizioni e gli allenamenti. [Risate]. Ma avevo spesso dei problemi dopo. [Risate]. E' vero, era dopo il lavoro che ricevevo delle correzioni. Mio padre ci faceva ripetere con una cintura in mano. Non bisognava fare dei passi falsi. Mia padre era un genio in cio' che riguarda il modo di gestire il palco, di occuparsi del pubblico, di anticipare il prossimo concatenamento, o di mostrare al pubblico che soffrite, o che qualcosa non va. Era incredibile in questo campo.
Q: E' stato cosi che avete acquisito non solamente il vostro senso degli affari, ma anche il controllo di tutti gli aspetti di questo mestiere?
R: Si, assolutamente. Mio padre, l'esperienza; ma ho anche imparato molto da mio padre. Quando era giovane, faceva parte di un gruppo, i Falchi. Venivano a casa e suonavano continuamente. Eravamo sempre immersi nella musica. E' qualche cosa di ancorato, di culturale presso i Neri: spostate i mobili, montate il suono... E quando ricevete ospiti, tutti si mettono al centro della stanza, e dovete mostrargli cosa sapete fare. Lo adoravo.
Q: I vostri bambini fanno questo oggi?
R: Si, ma sono timidi. Lo fanno per me alcune volte.
Q: Parlando del mondo dello spettacolo: MTV non suonava mai nessuno video di artisti neri. A che punto questo era duro per voi?
R: Dicevano che non passavano video di [artisti neri]. Questo mi ha spezzato il cuore, ma allo stesso tempo ha fatto partire qualche cosa in me. Mi dicevo: "Bisogna che io faccia qualcosa... Mi rifiuto di essere ignorato". Allora, si, per Billie Jean, hanno detto che "non l'avrebbero diffusa".
Ma quando l'hanno fatto, gli ha dato un audience record. Dopo questo, mi hanno chiesto TUTTO quello che avevo da proporgli. Erano loro che bussavano alla nostra porta. Poi é arrivato Prince, e MTV gli ha aperto le sue porte, cosi come agli altri artisti neri. All'inizio di questa catena non suonavano che Heavy metal 24h/24. Solo un mix di immagini folli...
Sono venuti a vedermi molte volte nel passato dicendomi: "Michael, senza di te, non ci sarebbe MTV". Me l'hanno ripetuto, senza fine, in privato. Ho concluso che non l'avevano sentito all'epoca... Ma sono sicuro che me l'hanno detto senza alcuna acidità o secondo fine... [Risate].
Q: Questo ha fatto nascere una nuova era più moderna per il video...
R: Ricordo aver guardato gli inizi di MTV. Non dimentichero' mai questo: mio fratello Jackie che mi diceva: "Michael, bisogna che tu guardi questo canale. Mio Dio, é l'idea del secolo. Diffondono della musica 24 h al giorno... 24 ore al giorno!". Gli ho detto: "Guardiamola". Mi siedo, guardo, e mi dico: "Se solamente potessero rendere questi video più divertenti, con una storia, e più danza, sono sicuro che le persone amerebbero ancora di più questo canale". Quindi ci ho riflettuto e mi sono detto che il giorno che avrei fatto qualcosa, questo progetto avrebbe dovuto comportare una storia, con un inizio, un intermezzo ed una fine - perché lo spettatore possa seguirne il filo conduttore. Ce n'é bisogno, in questa maniera, quando guardate quel video, cercate di capire quello che succederà in seguito. E' cosi che ho fatto diverse esperienze con Thriller, The Way You Make Me Feel, BAD e Smooth Criminal, focalizzandomi sulla realizzazione e sulla scrittura.
CONTINUA...
Michael Jackson secondo le sue proprie parole.
by Bryan Monroe
Quando vi trovate seduti su un sofa accanto a Michael Jackson, siete portati velocemente a guardare al di là del suo enigmatico color pallido, quasi traslucido. Capite presto che questa leggenda afroamericana non si riassume in sola apparenza. Più che un uomo di spettacolo, più che un cantante od un ballerino, questo padre di tre bambini si rivela essere un uomo maturo, sicuro di sé e racchiudente creatività.
Michael Joseph Jackson ha fatto tremare la terra nel dicembre 1982 quando é arrivato sulla scena pop con Thriller. Quell'album ricco, ritmato e dall'energia contagiosa ha permesso ai Bianchi di scoprire un talento che i Neri conoscevano da decenni, battendo cosi quasi tutti i records esistenti su questo pianeta. Questo progetto storico era in effetti un altro passo [da giganti] in una carriera nel mondo dello spettacolo cominciata 18 anni prima con i suoi fratelli, i Jackson 5.
Nella sua prima intervista di grande ampiezza accordata ad un magazine americano da 10 anni, e per celebrare il 25° anniversario dell'album Thriller, Jackson ha posato con lo staff di Ebony per un intervista rara, intima ed esclusiva dove si parla della creazione di Thriller, dello stato attuale dell'industria del disco e della "forza" dietro la sua creatività.
Ecco Michael Jackson, secondo le sue proprie parole...
Q: Com'é cominciato tutto?
R: Motown aveva lanciato la produzione di un film, The Wiz... ed accadeva che Quincy Jones si occupava della colonna sonora originale. Avevo già sentito parlare di Quincy Jones prima. Quando abitavo ancora in Indiana, mio padre comprava degli album jazz, e nella mia infanzia, lo conoscevo come un musicista jazz.
Una volta fatto quel film - ci eravamo avvicinati non poco durante le riprese: mi aveva aiutato a capire alcune parole, era come un padre per me - l'ho chiamato, in una maniera veramente sincera - perché sono timido, e particolarmente a quell'epoca, non riuscivo nemmeno a guardare le persone in faccia quando mi parlavano, non scherzo - e gli ho detto: "Sono sul punto di registrare un album. Ti... Potresti raccomandarmi qualcuno che sia interessato da questo progetto e che volesse lavorare con me?". Ha riflettuto qualche secondo e mi ha detto: "Perché non ME?". Mi sono detto: "Mi domando perché non ci avevo pensato.". Forse perché lo vedevo più come un padre, con un lato jazzy. Dopo che mi ha fatto questa proposta, ho risposto "WOW, sarebbe geniale.". Il bello con Quincy é che vi lascia fare il vostro gioco. Non si mette mai in mezzo.
Quindi il primo progetto che gli ho presentato corrisponde a quello che si ritrova su Off The Wall, il primo album che abbiamo registrato insieme. Rod Temperton - questo ragazzino originario di Wurms in Germania - ci ha raggiunti in studio, e c'era questo macello che faceva (imita l'intro di Rock With You), con questo ritornello e questa melodia, la canzone si chiamava Rock With You. Ho fatto: WOW!. Quando ho sentito questo, mi son detto: "OK, devo veramente mettermi al lavoro adesso." Appena Rod presentava un nuovo titolo, lo facevo anch'io. E' diventata una competizione amichevole. Amo lavorare cosi. Avevo letto che durante la realizzazione di Bambi o di un altro progetto, Walt Disney riuniva dei disegnatori. Mettevano un cervo come modello sul suolo. Ogni artista lavorava ed alla fine facevano una vera competizione. E poco importa chi era l'autore, Walt sceglieva il disegno con più stile. Questo tipo di esercizio porta l'artista a fornire più sforzo. Quindi, quando Rod portava una canzone, gli rispondevo, etc... E' cosi che abbiamo creato questo favoloso progetto che é Off The Wall.
Q: Poi, dopo Off The Wall, nella primavera 82, siete tornati in studio per lavorare su Thriller.
R: Dopo l'uscita di Off The Wall, avevamo raccolto tutti quei numero 1 - Don't Stop 'Til You Get Enough, Rock With You - She's Out Of My Life - Working Day And Night - ed avevamo ricevuto una nomina per un Grammy Award. Ma non ero contento della piega degli eventi perché volevo fare di più, dare di più, metterci più anima, più cuore.
Q: Era quindi un periodo di transizione per voi?
R: Una transizione TOTALE. Dalla mia infanzia, studio composizione. E Tchaikovsky resta la mia maggiore influenza. Se prendete un album come SchiacciaNoci, ogni canzone é un massacro [nel senso di fantastica, N.d.T.]. Allora mi sono detto: "Perché non c'é un equivalente Pop?". Le persone avevano l'abitudine di far uscire degli album con una buona canzone, ed il resto Facce B, o canzoni "per albums". Mi sono chiesto perché un album non poteva essere costituito di pezzi che fossero tutti delle hits, in modo che le persone fossero pronti ad acquistarlo se uscissero tutti come singoli.
Ho sempre seguito questo ragionamento, senza demordere. Era il mio obiettivo per l'album seguente. Era l'idea principale. Volevo essere in grado di far uscire qualunque canzone volessimo utilizzare. Ho lavorato duro per questo.
Q: A proposito del processo creativo: pianificate le cose o vi vengono cosi?
R: No, pianificavo alcune cose. Anche se non pochi elementi sono venuti in una o nell'altra maniera, coscientemente, il progetto era già concepito in questo universo, ed una volta che l'alchimia fa la sua entrata, allora non puo' che uscirne della magia. E' obbligato. E' come riunire alcuni elementi in una emisfera e vedere la magia prodursi nell'altro lato. E' della scienza. E ritrovarsi là dentro con persone piene di talento, é semplicemente meraviglioso.
Quincy mi ha dato un soprannome, 'Smelly'. Steven Spielberg mi chiama anche lui cosi. All'epoca, era molto difficile farmi dire delle parolacce. Ci riesco un po' meglio oggi. Allora, quando parlavo di una canzone, dicevo che era 'smelly'. Voleva dire: "E' cosi bella che sei completamente assorbito da lei". Era per questo che mi chiamava 'Smelly'.
Ma, si, lavorare con Quincy era una cosa meravigliosa. Vi lascia sperimentare, fare il vostro gioco, ed ha abbastanza genio da non prendere l'iniziativa sulla musica. Se un ingrediente deve essere aggiunto, lo aggiungerà. E sente tutti questi piccoli dettagli. Per esempio, per Billie Jean, avevo portato la linea dei bassi, la melodia e la composizione globale. Dopo averla ascoltata, ha piazzato un riff di maggiore effetto...
Lavoravamo su una canzone, e poi ci vedevamo da lui. Ascoltavamo il risultato, e diceva: "Smelly, lascia questa traccia parlarti". Rispondevo: "OK", ed aggiungeva: "Se la canzone ha bisogno di qualcosa, te lo dirà. Lasciala parlare". Ho imparato a farlo. Il trucco é che per essere un buon compositore, non bisogna comporre. Bisogna mantenere le distanze. Bisogna lasciare del posto a Dio. E quando scrivo qualcosa e sento che é una buona cosa, mi metto in ginocchio, e dico grazie. Grazie, Jehovah!
Q: Quando avete avuto questa sensazione per l'ultima volta?
R: Bé, recentemente. Scrivo costantemente. Quando sapete che é buono, a volte avete l'impressione che sta per succedere qualcosa. Come una gravidanza, un parto o qualcosa che ci assomiglia. La vostra sensibilità é al massimo, e sentite qualcosa arrivare, e, come per magia, eccolo! E' un'esplosione che produce un effetto cosi meraviglioso, che fate: WOW! E' là! E' cosi che lavora su di voi. E' molto bello. E' un universo che vi mostra dove andare, a partire da quelle dodici note...
[Ascolta una prima versione di Billie Jean, suonata su un iPhone.]
... Quando scrivo, faccio una bozza, per rendermi conto a che punto amo il ritornello. Se funziona su di me quando non é altro che una versione spogliata, allora so che funzionerà... La ascolto, sempre a casa. Poi Janet, Randy e me... Janet ed io facciamo i "Whoo, Whoo... Whoo, Whoo..." Lo faccio ogni volta, per ogni canzone. E' la melodia... La melodia é l'elemento più importante. Se la melodia mi piace, se la versione abbozzata funziona, allora continuo. Generalmente, se suona bene nella mia testa, allora rende bene una volta che la materializzo. L'idea é di mettere su banda la canzone ed i suoni che sentite nella vostra testa.
Se prendete una canzone come Billie Jean, il basso occupa una parte importante. Domina la canzone, é il [protagonista] del pezzo, é il riff principale che salta all'orecchio. Captare la personalità di quel riff e farlo suonare esattamente come lo pensate, richiede molto tempo e lavoro. Ascoltate, ci sono quattro bassi qua dentro, ciascuno che suona con una personalità diversa, ed é questo che dà il personaggio finale. Richiede molto lavoro.
Q: Un altro grande momento resta la vostra prestazione allo show televisivo MOTOWN 25...
R: Stavo lavorando su Beat It, ed é capitato che mi fossi piazzato nello studio Motown - avevo lasciato Motown da molti anni. Si apprestavano a produrre una cerimonia per celebrare i 25 anni di Motown, e Berry Gordy é venuto a chiedermi se volevo farne parte. Gli ho risposto 'NO'. Ho risposto no perché avevo altre idee per Thriller. Berry ha quindi aggiunto: "Ma é per celebrare i 25 anni di Motown...". Ho riflettuto ed ecco che gli ho proposto: "Lo faro', ma ad una sola condizione: voglio cantare una canzone che non fa parte del catalogo Motown". Ha risposto "Quale?", gli ho detto: "Billie Jean". Ha accettatto aggiungendo: "Ok". Ho ripreso: "Mi lascerai veramente fare Billie Jean?" "Si", mi ha risposto.
E' stato allora che ho riunito i miei fratelli per cominciare le ripetizioni. Ci siamo messi a lavorare sul nostro numero, selezionando le canzoni per il medley. Ma non solamente questo: bisognava anche lavorare alle inquadrature delle telecamere. Realizzo e monto tutto quello che faccio. Ogni ripresa che vedete viene da me. Lasciatemi spiegare perché devo lavorare cosi: piazzo 5, no, 6 telecamere. Quando siete sul palco - e poco importa il contesto della performance - se non fate una captazione vostra, le persone non la vedranno. E' il media più egoista al mondo. Filmate QUELLO che volete mostrare al pubblico, QUANDO volete che lo vedano, COME volete che lo vedano, e quale giustapposizione volete che guardino. Create l'integralità del sentimento che vi é presentato, attraverso gli angoli e le riprese. Perché so quello che voglio vedere. So come voglio vedermi sullo schermo. Conosco l'emozione sentita durante questa o quella performance, e cerco di catturarla assicurandomi il montaggio.
Q: Da quanto tempo create tutti questi elementi?
R: Da quando sono piccolo, con i miei fratelli. Mio padre aveva l'abitudine di dire: "Mostragli, Michael, mostragli come si fa".
Q: Erano gelosi di questo?
R: Non l'hanno mai mostrato all'epoca, ma sarà stato difficile, perché non ricevevo mai sculacciate durante le ripetizioni e gli allenamenti. [Risate]. Ma avevo spesso dei problemi dopo. [Risate]. E' vero, era dopo il lavoro che ricevevo delle correzioni. Mio padre ci faceva ripetere con una cintura in mano. Non bisognava fare dei passi falsi. Mia padre era un genio in cio' che riguarda il modo di gestire il palco, di occuparsi del pubblico, di anticipare il prossimo concatenamento, o di mostrare al pubblico che soffrite, o che qualcosa non va. Era incredibile in questo campo.
Q: E' stato cosi che avete acquisito non solamente il vostro senso degli affari, ma anche il controllo di tutti gli aspetti di questo mestiere?
R: Si, assolutamente. Mio padre, l'esperienza; ma ho anche imparato molto da mio padre. Quando era giovane, faceva parte di un gruppo, i Falchi. Venivano a casa e suonavano continuamente. Eravamo sempre immersi nella musica. E' qualche cosa di ancorato, di culturale presso i Neri: spostate i mobili, montate il suono... E quando ricevete ospiti, tutti si mettono al centro della stanza, e dovete mostrargli cosa sapete fare. Lo adoravo.
Q: I vostri bambini fanno questo oggi?
R: Si, ma sono timidi. Lo fanno per me alcune volte.
Q: Parlando del mondo dello spettacolo: MTV non suonava mai nessuno video di artisti neri. A che punto questo era duro per voi?
R: Dicevano che non passavano video di [artisti neri]. Questo mi ha spezzato il cuore, ma allo stesso tempo ha fatto partire qualche cosa in me. Mi dicevo: "Bisogna che io faccia qualcosa... Mi rifiuto di essere ignorato". Allora, si, per Billie Jean, hanno detto che "non l'avrebbero diffusa".
Ma quando l'hanno fatto, gli ha dato un audience record. Dopo questo, mi hanno chiesto TUTTO quello che avevo da proporgli. Erano loro che bussavano alla nostra porta. Poi é arrivato Prince, e MTV gli ha aperto le sue porte, cosi come agli altri artisti neri. All'inizio di questa catena non suonavano che Heavy metal 24h/24. Solo un mix di immagini folli...
Sono venuti a vedermi molte volte nel passato dicendomi: "Michael, senza di te, non ci sarebbe MTV". Me l'hanno ripetuto, senza fine, in privato. Ho concluso che non l'avevano sentito all'epoca... Ma sono sicuro che me l'hanno detto senza alcuna acidità o secondo fine... [Risate].
Q: Questo ha fatto nascere una nuova era più moderna per il video...
R: Ricordo aver guardato gli inizi di MTV. Non dimentichero' mai questo: mio fratello Jackie che mi diceva: "Michael, bisogna che tu guardi questo canale. Mio Dio, é l'idea del secolo. Diffondono della musica 24 h al giorno... 24 ore al giorno!". Gli ho detto: "Guardiamola". Mi siedo, guardo, e mi dico: "Se solamente potessero rendere questi video più divertenti, con una storia, e più danza, sono sicuro che le persone amerebbero ancora di più questo canale". Quindi ci ho riflettuto e mi sono detto che il giorno che avrei fatto qualcosa, questo progetto avrebbe dovuto comportare una storia, con un inizio, un intermezzo ed una fine - perché lo spettatore possa seguirne il filo conduttore. Ce n'é bisogno, in questa maniera, quando guardate quel video, cercate di capire quello che succederà in seguito. E' cosi che ho fatto diverse esperienze con Thriller, The Way You Make Me Feel, BAD e Smooth Criminal, focalizzandomi sulla realizzazione e sulla scrittura.
CONTINUA...
Ultima modifica di MaRi il Mer Giu 17, 2009 6:51 pm - modificato 1 volta.
Re: Intervista Ebony Magazine (traduzione)
Q: Cosa pensate dei clips e dell'industria dei dischi oggi?
R: [Questa industria] arriva ad un crocevia. E' in piena trasformazione. Le persone sono un po' perse: cosa ci aspetta, come distribuire e vendere la musica? Penso che Internet ha definitivamente cambiato le variabili. E' cosi potente, ed i ragazzi ne sono pazzi. Il mondo intero si trovano davanti a loro, ad un click di mouse. Tutto quello che desiderano sapere, le persone con cui vogliono comunicare, tutta la musica, tutti i films... In questo momento, tutti i contratti ed accordi con Starbucks e Wal-Mart, non so se é la risposta giusta. Secondo me, la soluzione resta proporre della musica fenomenale. Accontentarsi di toccare il grande pubblico. Penso che le persone continuano a cercare. Non c'é una rivoluzione musicale reale in questo momento. Ma quando arriverà, le persone romperanno un muro per arrivarci. Le persone NON acquistavano dei dischi. Thriller le ha portate dai venditori di dischi. Quindi, quando succede, succede.
Q: Chi vi impressiona?
R: Come artista, mi piace molto quello che fa Ne-Yo. E' molto "Michael Jackson" allo stesso tempo. Ma é quello che mi piace di lui. Penso che quel ragazzo ha capito come funziona la stesura di una canzone.
Q: Lavorate con questi giovani artisti?
R: Certo. Sono del genere a non accordare importanza all'origine di una canzone, che venga da un contadino o dal ragazzo che spazza la panca. Se é una buona canzone, é una buona canzone. La maggior parte delle idee migliori viene dalle persone comuni, che si dicono semplicemente: "Perché non provi questo, o quest'altro?". Chris Brown é una sicurezza, stessa cosa per Akon.
Voglio sempre fare della musica che ispira od influenza un'altra generazione. Volete vedere la vostra opera vivere, che sia una scultura, un quadro, od una canzone. Come diceva Michelangelo: "So che il creatore partirà un giorno, ma la sua operà gli sopravviverà. E' per questo che per sfuggire alla morte, tento di attaccare la mia anima alla mia musica". Penso la stessa cosa. Mi do completamente al mio lavoro. Voglio che la mia opera viva.
Q: Cosa si prova a sapere che avete cambiato la Storia? Ci pensate molto?
R: Si, spesso. Sono felice di vedere che abbiamo aperto delle porte, che questo lavoro ha fatto avanzare delle cose. Partire in tour, nel mondo intero, vedere l'influenza di questa musica negli stadi. Quando guardate da lontano uno volta sul palco, tanto lontano quando ve lo permettono i vostri occhi, é incredibile vedere tutte queste persone. E' un sentimento meraviglioso, ma non é arrivato senza dolore.
Q: In che senso?
R: Quando siete all'apice della vostra arte, il primo nel vostro campo, le persone vengono verso di voi. E' là che succede, poco importa chi si trovi in cima, cercate di avvicinarvi a lui.
Ma sono riconoscente: tutti questi numeri 1, i più grandi albums, tutti questi ricordi. Mi sento sempre riconoscente. Sono qualcuno che aveva l'abitudine di sedersi nel salone per acoltare mio padre suonare Ray Charles. Mia madre mi svegliava alle 3 del mattino, dicendomi: "Sta in televisione, sta in televisione!". Correvo e guardavo James Brown, e mi dicevo: "Ecco cosa voglio fare".
Q: Ci si puo' aspettare di più da Michael Jackson?
R: Scrivo molte cose in questo momento. Sono in studio tutti i giorni. Ho sempre pensato che il rap sarebbe diventato più universale appena si fosse messo ad includere delle melodie, perché tutto il mondo non parla inglese [Risate]. Nel caso contrario, questo vi limita al vostro paese. Ma quando avete una melodia, e tutto il mondo la puo' acoltare, allora tocca tutto il mondo, dalla Francia al Medio Oriente, ovunque! Tutto il mondo deve poterla ascoltare, dal contadino in Irlanda, passando per la donna delle pulizie che pulisce i bagni ad Harlem ai ragazzi che schioccano le dita. Devi essere capace di cantarla.
Q: State per avere 50 anni. Pensate di farlo a 80 anni?
R: In effetti, humm, no. Non come James Brown o Jackie Wilson. Hanno tirato sulla corda, e si sono uccisi. Secondo il mio modesto parere, avrei preferito che James Brown avesse alzato il piede e si fosse riposato un po' di più per apprezzare tutto il suo lavoro.
Q: Ripartirete in tournée?
R: Le lunghe tournées non mi interessano. Ma quello che mi piace nelle tournées, é questa meravigliosa opportunità di affinare la propria abilità e le proprie competenze. E' per questo che amo Broadway, ed é per questo che molti attori puntano verso Broadway, gli permette di perferzionarsi. E' veramente cosi. Ci vogliono anni per diventare un buon [Intrattenitore]. Degli anni. Non potete far uscire un ragazzo dall'ombra cosi e gettarlo sul palco sperando di vederlo misurarsi con un'altra persona. Non funzionerà mai. E il pubblico lo sa. Lo vede. La maniera in cui un artista muove la sua mano, il suo corpo, tiene il suo microfono, la maniera di salutare. Il pubblico lo vede subito.
Stevie Wonder é un profeta della musica. Fa parte delle persone che devo citare. Avevo l'abitudine di dire: "Bisogna che io scriva di più". Ricordo aver osservato tutti questi compositori: Gamble & Huff, Hal Davis & The Corporation. Li guardavo scrivere tutte queste canzoni per i Jackson 5 e volevo veramente studiare questa "anatomia". Ma molto spesso, ci facevano venire quando tutto era pronto, non ci restava che cantare. Questo mi infastidiva perché volevo vederli creare la canzone. Allora mi hanno dato ABC, I Want You Back ou The Love You Save una volta che le canzoni erano terminate, perché potessi studiarle e lavorare.
Stevie Wonder mi lasciava letteralmente sedere come una mosca posata sul muro. Assistevo alle sessioni di Songs In The Key Of Life, cosi come di altre canzoni leggendarie. Stessa cosa con Marvin Gaye... Sono delle persone che venivano a casa per giocare a Basket il week end con i miei fratelli. Eravamo sempre insieme. Quando avete l'occasione di vedere come lavora questa scienza, di studiarne l'anatomia, la struttura e di vedere come tutto questo funziona, é semplicemente meraviglioso.
Q: Voi suonate su una scena internazionale. Come vedete il mondo attuale?
R: Mi sento estremamente interessato dall'impegno contro il riscaldamento del pianeta. So che questo sarebbe successo, ma speravo che i dirigenti sensibilizzassero l'opinione un po' prima. Ma non é mai troppo tardi. Descrivono il fenomeno come un treno lanciato a piena velocità, e che non si puo' arrestare. Bisogna occuparsene oggi. E' quello che ho cercato di fare con canzoni come Earth Song, Heal The World e We Are The World, nell'obiettivo di sensibilizzare le persone. Mi piacerebbe che ascoltassero ogni parola.
Q: Cosa pensate della prossima elezione presidenziale? Hillary, Barack?
R: Per dirvela tutta, non seguo queste cose. Gli uomini non sono là per risolvere i problemi del mondo. Non possono farlo. E' cosi che la vedo. E' al di sopra di noi. Non abbiamo alcun controllo sulle terre, e tremano. Non abbiamo alcun controllo sugli oceani, e abbiamo degli tsunami. Non abbiamo alcun controllo sul cielo, e ci sono delle tempeste. Siamo tutti fra le mani di Dio. Penso che gli uomini debbano tenerne conto. Vorrei che facessero più cose per i bébé ed i bambini, aiutarli di più. Sarebbe geniale, non trovate?
Q: Parlando di bébé, come padre oggi, se ritornaste 25 anni indietro, qual'é la differenza fra il Michael di prima ed il Michael di oggi?
R: E' probabilmente lo stesso Michael. Volevo solamente realizzare alcune cose. Avevo certe cose in testa, come avere dei bambini e crescerli. Mi piace enormemente farlo.
Q: Cosa pensate di tutte queste cose scritte su di voi? Tutte queste cose che leggete, che effetto vi fa?
R: Non ci presto alcuna attenzione. E' dell'ignoranza. E questo non si basa su alcun fatto. Riposa piuttosto su dei miti, vedete. Le persone che non si vedono mai: in ogni quartiere, c'é un vicino che nessuno vede, e tutti quanti ne parlano. Si creano un mucchio di storie su quello che avrebbe fatto o non fatto. Le persone sono pazze!
Io voglio solo creare della buona musica.
Ma per tornare a Motown 25, una delle cose che mi ha più colpito é il momento che ha seguito la mia prestazione su Billie Jean. Non lo dimentichero' mai. Nel backstage, c'era Marvin Gaye, i Temptations, Smokey Robinson ed i miei fratelli. Mi hanno tutti preso tra le braccia per abbracciarmi. Richard Pryor mi si é avvicinato e mi ha detto: "E' semplicemente il miglior numero che abbia mai visto". Era la mia ricompensa. Ammiravo queste persone dalla mia infanzia, e vederli felicitarmi cosi e mostrarmi tutta la loro ammirazione, mi sono sentito onorato. Il giorno dopo, Fred Astaire mi ha chiamato. Mi ha detto:" Ti ho guardato ieri sera, ed ho registrato lo show. L'ho guardato di nuovo stamattina. Sei un gran ballerino! Li hai messi a terra!". Più tardi, quando l'ho visto, ha fatto questo con le dita (mima un moonwalk, le sue due dita che scivolano sul palmo dell'altra mano).
Ricordo molto chiaramente come ho fatto quel numero, e ricordo di essermene voluto perché non assomigliava esattamente a quello che volevo: volevo fare di più. Ma non più una volta che avevo finito. Un piccolo ragazzo ebreo é venuto a vedermi nel backstage. Mi ha guardato e mi ha detto [con un tono sorpreso]: "Chi ti ha imparato a danzare cosi?" [Risate]. Gli ho risposto: "Dio, penso... e le ripetizioni".
Testo: Bryan Monroe
Traduzione: MjFanSquare (http://www.mjj.it)
(C) 2007, EBONY / JET - Traduzione: (C) 2007, MjFanSquare
R: [Questa industria] arriva ad un crocevia. E' in piena trasformazione. Le persone sono un po' perse: cosa ci aspetta, come distribuire e vendere la musica? Penso che Internet ha definitivamente cambiato le variabili. E' cosi potente, ed i ragazzi ne sono pazzi. Il mondo intero si trovano davanti a loro, ad un click di mouse. Tutto quello che desiderano sapere, le persone con cui vogliono comunicare, tutta la musica, tutti i films... In questo momento, tutti i contratti ed accordi con Starbucks e Wal-Mart, non so se é la risposta giusta. Secondo me, la soluzione resta proporre della musica fenomenale. Accontentarsi di toccare il grande pubblico. Penso che le persone continuano a cercare. Non c'é una rivoluzione musicale reale in questo momento. Ma quando arriverà, le persone romperanno un muro per arrivarci. Le persone NON acquistavano dei dischi. Thriller le ha portate dai venditori di dischi. Quindi, quando succede, succede.
Q: Chi vi impressiona?
R: Come artista, mi piace molto quello che fa Ne-Yo. E' molto "Michael Jackson" allo stesso tempo. Ma é quello che mi piace di lui. Penso che quel ragazzo ha capito come funziona la stesura di una canzone.
Q: Lavorate con questi giovani artisti?
R: Certo. Sono del genere a non accordare importanza all'origine di una canzone, che venga da un contadino o dal ragazzo che spazza la panca. Se é una buona canzone, é una buona canzone. La maggior parte delle idee migliori viene dalle persone comuni, che si dicono semplicemente: "Perché non provi questo, o quest'altro?". Chris Brown é una sicurezza, stessa cosa per Akon.
Voglio sempre fare della musica che ispira od influenza un'altra generazione. Volete vedere la vostra opera vivere, che sia una scultura, un quadro, od una canzone. Come diceva Michelangelo: "So che il creatore partirà un giorno, ma la sua operà gli sopravviverà. E' per questo che per sfuggire alla morte, tento di attaccare la mia anima alla mia musica". Penso la stessa cosa. Mi do completamente al mio lavoro. Voglio che la mia opera viva.
Q: Cosa si prova a sapere che avete cambiato la Storia? Ci pensate molto?
R: Si, spesso. Sono felice di vedere che abbiamo aperto delle porte, che questo lavoro ha fatto avanzare delle cose. Partire in tour, nel mondo intero, vedere l'influenza di questa musica negli stadi. Quando guardate da lontano uno volta sul palco, tanto lontano quando ve lo permettono i vostri occhi, é incredibile vedere tutte queste persone. E' un sentimento meraviglioso, ma non é arrivato senza dolore.
Q: In che senso?
R: Quando siete all'apice della vostra arte, il primo nel vostro campo, le persone vengono verso di voi. E' là che succede, poco importa chi si trovi in cima, cercate di avvicinarvi a lui.
Ma sono riconoscente: tutti questi numeri 1, i più grandi albums, tutti questi ricordi. Mi sento sempre riconoscente. Sono qualcuno che aveva l'abitudine di sedersi nel salone per acoltare mio padre suonare Ray Charles. Mia madre mi svegliava alle 3 del mattino, dicendomi: "Sta in televisione, sta in televisione!". Correvo e guardavo James Brown, e mi dicevo: "Ecco cosa voglio fare".
Q: Ci si puo' aspettare di più da Michael Jackson?
R: Scrivo molte cose in questo momento. Sono in studio tutti i giorni. Ho sempre pensato che il rap sarebbe diventato più universale appena si fosse messo ad includere delle melodie, perché tutto il mondo non parla inglese [Risate]. Nel caso contrario, questo vi limita al vostro paese. Ma quando avete una melodia, e tutto il mondo la puo' acoltare, allora tocca tutto il mondo, dalla Francia al Medio Oriente, ovunque! Tutto il mondo deve poterla ascoltare, dal contadino in Irlanda, passando per la donna delle pulizie che pulisce i bagni ad Harlem ai ragazzi che schioccano le dita. Devi essere capace di cantarla.
Q: State per avere 50 anni. Pensate di farlo a 80 anni?
R: In effetti, humm, no. Non come James Brown o Jackie Wilson. Hanno tirato sulla corda, e si sono uccisi. Secondo il mio modesto parere, avrei preferito che James Brown avesse alzato il piede e si fosse riposato un po' di più per apprezzare tutto il suo lavoro.
Q: Ripartirete in tournée?
R: Le lunghe tournées non mi interessano. Ma quello che mi piace nelle tournées, é questa meravigliosa opportunità di affinare la propria abilità e le proprie competenze. E' per questo che amo Broadway, ed é per questo che molti attori puntano verso Broadway, gli permette di perferzionarsi. E' veramente cosi. Ci vogliono anni per diventare un buon [Intrattenitore]. Degli anni. Non potete far uscire un ragazzo dall'ombra cosi e gettarlo sul palco sperando di vederlo misurarsi con un'altra persona. Non funzionerà mai. E il pubblico lo sa. Lo vede. La maniera in cui un artista muove la sua mano, il suo corpo, tiene il suo microfono, la maniera di salutare. Il pubblico lo vede subito.
Stevie Wonder é un profeta della musica. Fa parte delle persone che devo citare. Avevo l'abitudine di dire: "Bisogna che io scriva di più". Ricordo aver osservato tutti questi compositori: Gamble & Huff, Hal Davis & The Corporation. Li guardavo scrivere tutte queste canzoni per i Jackson 5 e volevo veramente studiare questa "anatomia". Ma molto spesso, ci facevano venire quando tutto era pronto, non ci restava che cantare. Questo mi infastidiva perché volevo vederli creare la canzone. Allora mi hanno dato ABC, I Want You Back ou The Love You Save una volta che le canzoni erano terminate, perché potessi studiarle e lavorare.
Stevie Wonder mi lasciava letteralmente sedere come una mosca posata sul muro. Assistevo alle sessioni di Songs In The Key Of Life, cosi come di altre canzoni leggendarie. Stessa cosa con Marvin Gaye... Sono delle persone che venivano a casa per giocare a Basket il week end con i miei fratelli. Eravamo sempre insieme. Quando avete l'occasione di vedere come lavora questa scienza, di studiarne l'anatomia, la struttura e di vedere come tutto questo funziona, é semplicemente meraviglioso.
Q: Voi suonate su una scena internazionale. Come vedete il mondo attuale?
R: Mi sento estremamente interessato dall'impegno contro il riscaldamento del pianeta. So che questo sarebbe successo, ma speravo che i dirigenti sensibilizzassero l'opinione un po' prima. Ma non é mai troppo tardi. Descrivono il fenomeno come un treno lanciato a piena velocità, e che non si puo' arrestare. Bisogna occuparsene oggi. E' quello che ho cercato di fare con canzoni come Earth Song, Heal The World e We Are The World, nell'obiettivo di sensibilizzare le persone. Mi piacerebbe che ascoltassero ogni parola.
Q: Cosa pensate della prossima elezione presidenziale? Hillary, Barack?
R: Per dirvela tutta, non seguo queste cose. Gli uomini non sono là per risolvere i problemi del mondo. Non possono farlo. E' cosi che la vedo. E' al di sopra di noi. Non abbiamo alcun controllo sulle terre, e tremano. Non abbiamo alcun controllo sugli oceani, e abbiamo degli tsunami. Non abbiamo alcun controllo sul cielo, e ci sono delle tempeste. Siamo tutti fra le mani di Dio. Penso che gli uomini debbano tenerne conto. Vorrei che facessero più cose per i bébé ed i bambini, aiutarli di più. Sarebbe geniale, non trovate?
Q: Parlando di bébé, come padre oggi, se ritornaste 25 anni indietro, qual'é la differenza fra il Michael di prima ed il Michael di oggi?
R: E' probabilmente lo stesso Michael. Volevo solamente realizzare alcune cose. Avevo certe cose in testa, come avere dei bambini e crescerli. Mi piace enormemente farlo.
Q: Cosa pensate di tutte queste cose scritte su di voi? Tutte queste cose che leggete, che effetto vi fa?
R: Non ci presto alcuna attenzione. E' dell'ignoranza. E questo non si basa su alcun fatto. Riposa piuttosto su dei miti, vedete. Le persone che non si vedono mai: in ogni quartiere, c'é un vicino che nessuno vede, e tutti quanti ne parlano. Si creano un mucchio di storie su quello che avrebbe fatto o non fatto. Le persone sono pazze!
Io voglio solo creare della buona musica.
Ma per tornare a Motown 25, una delle cose che mi ha più colpito é il momento che ha seguito la mia prestazione su Billie Jean. Non lo dimentichero' mai. Nel backstage, c'era Marvin Gaye, i Temptations, Smokey Robinson ed i miei fratelli. Mi hanno tutti preso tra le braccia per abbracciarmi. Richard Pryor mi si é avvicinato e mi ha detto: "E' semplicemente il miglior numero che abbia mai visto". Era la mia ricompensa. Ammiravo queste persone dalla mia infanzia, e vederli felicitarmi cosi e mostrarmi tutta la loro ammirazione, mi sono sentito onorato. Il giorno dopo, Fred Astaire mi ha chiamato. Mi ha detto:" Ti ho guardato ieri sera, ed ho registrato lo show. L'ho guardato di nuovo stamattina. Sei un gran ballerino! Li hai messi a terra!". Più tardi, quando l'ho visto, ha fatto questo con le dita (mima un moonwalk, le sue due dita che scivolano sul palmo dell'altra mano).
Ricordo molto chiaramente come ho fatto quel numero, e ricordo di essermene voluto perché non assomigliava esattamente a quello che volevo: volevo fare di più. Ma non più una volta che avevo finito. Un piccolo ragazzo ebreo é venuto a vedermi nel backstage. Mi ha guardato e mi ha detto [con un tono sorpreso]: "Chi ti ha imparato a danzare cosi?" [Risate]. Gli ho risposto: "Dio, penso... e le ripetizioni".
Testo: Bryan Monroe
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Re: Intervista Ebony Magazine (traduzione)
Grazie MaRi
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grazie mari
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grazie!!!!!!
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Re: Intervista Ebony Magazine (traduzione)
è semplicemente geniale quest'uomo!
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Re: Intervista Ebony Magazine (traduzione)
Grazie mille!!
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Re: Intervista Ebony Magazine (traduzione)
E' per questo che per sfuggire alla morte, tento di attaccare la mia anima alla mia musica. Penso la stessa cosa. Mi do completamente al mio lavoro. Voglio che la mia opera viva. grazie michael e grazie a te mari
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Re: Intervista Ebony Magazine (traduzione)
Wow che intervista
Un uomo da cui traspare sempre il buonismo é pazzesco...
Michael sulla politica la pensa esattamente come me, bastassero delle persone per fare grandi cose allora saremmo tutti migliori
Un uomo da cui traspare sempre il buonismo é pazzesco...
Michael sulla politica la pensa esattamente come me, bastassero delle persone per fare grandi cose allora saremmo tutti migliori
Gen- INVINCIBLE
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Re: Intervista Ebony Magazine (traduzione)
CIAO A TUTTI SONO DOLLY,ho trovato una meravigliosa intervista, ma nn so come si fa a postarla xciò dovete connetervi su YOUTOBE e cercare INTERVISTA A CORY ROONEY E CHRIS APOSTLE, leggetela.CON AFFETTO DOLLY
dolly- Vincitore Talent Show
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Re: Intervista Ebony Magazine (traduzione)
dolly presentati nella apposita sezione!
childhood- Moderatrice Globale
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Re: Intervista Ebony Magazine (traduzione)
Bellissima intervista.
Grazie MaRi
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NicoL- INVINCIBLE
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Re: Intervista Ebony Magazine (traduzione)
[quote="ThankyouMichael"]E' per questo che per sfuggire alla morte, tento di attaccare la mia anima alla mia musica. Penso la stessa cosa. Mi do completamente al mio lavoro. Voglio che la mia opera viva. grazie michael e grazie a te mari[/quote
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